Turismo per una crescita inclusiva. È il claim adottato dalla UNWTO (l’organizzazione Onu dedicata al settore) per la giornata mondiale del turismo, celebrata lunedì (è stata adottata dal 1979, e fissata sul 27 settembre, dall’assemblea generale). La “crescita inclusiva” fa riferimento al fatto che dalla supposta ripresa non si vorrebbe escludere nessuno. Tutto fa supporre che negli intenti Onu quel nessuno sarebbero Paesi e territori, ma forse oggi sarebbe bene osservare cosa sta accadendo all’interno dello stesso mondo del turismo, e declinare di conseguenza la “crescita inclusiva” a comprendere tutti i vari segmenti della filiera.
Succede infatti, in questo scorcio 2021, che il rimbalzo dopo il baratro registrato l’anno scorso e nei primi mesi di quest’anno riguardi quasi esclusivamente la ricettività, arrivi e presenze, e solo nelle destinazioni tipicamente leisure estive, mare monti e laghi, molto ma molto meno, per non dire per nulla, le città d’arte, ancora nella lunga crisi d’astinenza del turista extra Ue. Altre imprese turistiche non legate a questa catena in netta ripresa, al contrario, stanno agonizzando: sono le aziende che fanno capo al turismo organizzato, ossia le agenzie di viaggio e i tour operator, tutte attività di fatto paralizzate dalla chiusura delle frontiere e dai divieti ai viaggi per turismo oltre i confini europei (sono ancora consentiti solo quelli per motivi di lavoro o di ricongiungimento familiare), divieti che non sono stati adottati in altri Paesi europei. Estero off-limits, insomma, e non solo per quanto riguarda l’outgoing: il centro studi del Touring Club informa che nei primi cinque mesi del 2021 il calo degli arrivi internazionali rispetto allo stesso periodo del 2020 si assesta sul -65% e sui primi cinque mesi del 2019 la situazione è ancora più pesante (-85%), nonostante sia di molto diminuita la quota di Paesi che nello stesso periodo ha adottato una chiusura completa delle frontiere (34% a febbraio 2021), optando invece per misure di chiusura parziale (47%). In ogni caso, l’appeal italiano sembra duro da scalfire: nella top ten della classifica Google sulle destinazioni europee più ricercate nel motore, tre sono italiane, il Colosseo, la Costiera amalfitana e il Duomo di Milano.
Tour operator e agenzie, attraverso le loro rappresentanze, chiedono a gran voce il prolungamento dei sostegni all’occupazione e più consistenti misure di ristoro, in grado di scongiurare le cessazioni d’attività, già dolorosamente annunciate da molte imprese. Non si tratta di un segmento marginale, tutt’altro. Si calcolano in circa 40 mila i posti di lavoro a rischio tra agenzie e TO, in imprese che stanno perdendo l’81% del fatturato rispetto al 2019, che arrivava a superare la soglia dei 13 miliardi e che adesso ne calcola 2,5. Gli occupati sono ancora quasi tutti dipendenti dagli ammortizzatori sociali, che però tra pochi giorni arriveranno al termine previsto.
“Il turismo – ha detto ieri il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, nel suo messaggio per il World Tourism Day – continua a soffrire enormemente sotto i colpi del Covid: nei primi cinque mesi di quest’anno, gli arrivi di turisti internazionali sono diminuiti di uno sbalorditivo 95% in alcune parti del mondo e le previsioni suggeriscono una perdita di oltre 4 mila miliardi di dollari di pil globale da parte del fine del 2021”. “Il turismo – ha sottolineato il presidente dell’Enit Giorgio Palmucci – è una delle espressioni più alte dell’inclusione e la sua tangibile realizzazione che fa della mescolanza il suo valore aggiunto. Inoltre è il crocevia tra lavoro ed economie sostenibili e quindi ancora più inclusive che funzionino per tutti e a favore di tutti”.
L’euforia dei numeri dell’estate appena trascorsa si trova insomma a fare i conti con la depressione di una componente importante del turismo italiano. Depressione mitigata però da tutti i sondaggi effettuati durante il lockdown e nei mesi di aperture successive, dai quali emerge sempre chiara la voglia di ricominciare a viaggiare, a scoprire nuovi orizzonti e nuove culture. L’impegno all’inclusione invocato nella giornata mondiale del turismo dovrà tradursi in una rapida soddisfazione di quella voglia, nella sopravvivenza dei lavoratori e delle imprese che lavorano per realizzarla.
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