STOCCARDA – Negli ultimi mesi, i sensori hanno registrato un aumento della concentrazione di truppe russe lungo il confine con il Donbas. La tensione tra Ucraina, Russia e Stati Uniti è salita ulteriormente negli ultimi giorni, facendo crollare le borse: il che non sorprende, essendoci di mezzo un orso! Qual è l’oggetto del contendere? Secondo Einstein, tutto dovrebbe essere spiegato nel modo più semplice possibile, ma senza esagerare. Una chiave di lettura può venire dal gioco del Risiko, in cui, com’è noto, esistono diversi obiettivi.
L’obiettivo degli Usa era inizialmente “distruggere le armate rosse”, a cui si sono aggiunte le armate gialle (trascurando le armate nere dei terroristi). Purtroppo, essendo le armate giallo-rosse in possesso della bomba atomica, l’obiettivo non è raggiungibile. A questo punto gli Stati Uniti potrebbero aver pescato un’altra carta, con il classico obiettivo “conquistare 24 territori” (che nel mondo reale sono di più). Ultimamente, è inutile nasconderlo, le cose non vanno benissimo: gli Usa hanno perso Iraq e Afghanistan, e anche la situazione a Taiwan desta qualche preoccupazione. Ecco perché sarebbe utile portare a casa l’Ucraina.
L’obiettivo della Cina è invece probabilmente “conquistare Africa, Sudamerica e un terzo continente a scelta” (che potrebbe essere l’Europa). Le cose in questo caso vanno piuttosto bene: i cinesi hanno orchestrato un programma infrastrutturale globale che coinvolge diversi Paesi, molti dei quali sono ormai affiliati alla Repubblica Popolare. Anche nel “terzo continente a scelta” si registra qualche successo, soprattutto con i Paesi appartenenti al suo “ventre molle”, tradizionalmente più bisognosi di cash.
La Russia è chiaramente molto lontana dal proprio obiettivo (qualunque esso sia) e punta quindi a sopravvivere, evitando di perdere i pochi territori rimasti. Per capire l’atteggiamento russo, potremmo immaginare come reagirebbe l’America se fossero i suoi Paesi limitrofi a essere conquistati. In questo ipotetico scenario la Russia, dopo aver messo la bandierina su tutti i Paesi del Sudamerica, cercherebbe di indurre il Messico a passare dalla sua parte. Non serve troppa fantasia per prevedere la reazione degli Usa: qualcosa di simile è infatti già accaduto con la crisi dei missili a Cuba, che ha portato il mondo sull’orlo della Terza guerra mondiale. Le aspettative russe – evitare che il nemico si accampi nel cortile di casa – non appaiono quindi troppo irragionevoli (dal loro punto di vista, naturalmente).
Qual è il ruolo dell’Europa? Nessuno: gli Stati europei sono stati eliminati dal gioco da tempo e sono ormai relegati al ruolo di spettatori. Nella commedia europea, una parte speciale è assegnata alla Germania, il cui atteggiamento piuttosto passivo sta suscitando qualche perplessità. Se il cancelliere Scholz non sembra particolarmente sul pezzo, il ministro degli Esteri Baerbock lancia messaggi tranquillizzanti e invita al dialogo (“chi parla non spara”). Sul piano delle azioni concrete, il Governo ha promesso all’Ucraina di inviare 5.000 elmetti per fronteggiare le armate rosse: un’iniziativa che è stata giudicata insufficiente da molti osservatori (e ridicolizzata da alcuni).
In realtà la situazione è oggettivamente preoccupante, soprattutto per le sue implicazioni energetiche (ipotizzando che il conflitto resti confinato all’Ucraina). Una delle priorità del Governo Scholz è infatti traghettare la Germania attraverso la svolta energetica, che prevede di coprire l’80% del fabbisogno con le rinnovabili (solare ed eolico) entro il 2030. Quello che resta del nucleare verrà spento entro il 2022: si tratta di una transizione ormai irreversibile, che le stesse aziende che gestiscono le centrali (EnBW, RWE) vogliono ormai accelerare. In questo contesto dinamico, il gas dovrebbe servire per coprire il gap di fabbisogno in attesa che solare ed eolico vadano a regime: se dovesse venire a mancare, la Germania sarà costretta a importare energia dall’estero, a prezzi più alti.
La cautela tedesca ha d’altra parte radici antiche: la sensazione è che il Paese sia ancora un po’ diviso tra le due superpotenze vincitrici della Seconda guerra mondiale. La postura psicologica della Germania assomiglia a quella di un bambino (cattivo naturalmente), che cerca di mediare tra i due genitori che hanno divorziato e stanno litigando. La posizione ufficiale del Governo tedesco è allineata al 100% con la narrazione statunitense, si intravede però un certo dispiacere per l’altro genitore.
Un sintomo di questo dispiacere è arrivato dalle corde vocali in libertà dell’Ammiraglio Kay-Achim Heino Schönbach, secondo cui il presidente russo Vladimir Putin si preoccupa solo di essere preso sul serio: “È facile dargli il rispetto che vuole e che probabilmente merita”. Prima di essere costretto a rassegnare le dimissioni, Schönbach ha anche dichiarato che la Crimea è da considerarsi persa per sempre, e che la Russia sarà un alleato indispensabile della Nato in funzione anti-cinese. Non è chiaro cosa l’Ammiraglio sperasse di ottenere, sostenendo una posizione contro tutta la sua catena di comando, che si estende lungo la dorsale Berlino/Bruxelles/Washington.
Secondo il presidente dell’IFO Clemens Fuest, intervistato da Handelsblatt, la situazione non dovrebbe creare grossi problemi all’economia tedesca, la cui agenda è dettata da altre priorità. L’indice di fiducia delle imprese è risalito, i problemi logistici si stanno attenuando e la variante Omicron appare meno pericolosa del previsto. Il livello di Pil pre-pandemico dovrebbe essere raggiunto alla fine del secondo trimestre, mentre l’inflazione potrebbe restare su livelli elevati ancora per un semestre, per poi tornare sotto il 2% entro fine anno.
In risposta alla domanda specifica sulla crisi ucraina, Fuest ha dichiarato che le aziende tedesche non sono in preda al panico. Due sono i problemi che potrebbero manifestarsi: perdita di business dovuta a eventuali nuove sanzioni e insufficiente fornitura di gas, che potrebbe far salire i prezzi e rallentare la congiuntura. La Russia, secondo Fuest, deve però fare attenzione, perché la Germania potrebbe emanciparsi dal suo gas, trovando altri fornitori. Anche la Russia, d’altra parte, potrebbe trovare altri clienti: il budget delle armate gialle è in costante aumento e anche loro avranno bisogno di energia.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.