La crisi Russia-Ucraina ha spinto il primo ministro israeliano Naftali Bennett a galvanizzare i capi della sicurezza del paese, tra cui il capo dello Shin Bet Ronen Bar che ha partecipato a una riunione il 12 febbraio per inviare personale diplomatico supplementare a Kiev. Secondo fonti dell’intelligence francese Bennett ha messo in allerta i ministeri competenti in caso di crisi. Il possibile rimpatrio di 15/20mila cittadini israeliani, insieme ad altri 200mila ebrei che potrebbero voler esercitare il loro diritto di trasferirsi in Israele ai sensi della legge sul ritorno nel paese, è di grande preoccupazione per le autorità israeliane. Il ministero dell’Integrazione è stato incaricato di elaborare piani per accogliere queste comunità, se necessario.



Al di là di questo problema, così come le preoccupazioni per gli ebrei in Russia, Israele sta procedendo con molta attenzione a causa del dilemma che deve affrontare tra, da un lato, sostenere l’alleato Ucraina e, allo stesso modo, gli Stati Uniti, e gestire le relazioni con la Russia. Mosca controlla lo spazio aereo siriano da cui lo Tsahal e il dipartimento siriano ben attrezzato di Aman, il servizio di intelligence militare israeliano, guidato da Aharon Haliva, conducono attacchi contro obiettivi militari iraniani.



Il processo di pacificazione con Mosca non solo ha permesso a Israele di evitare di colpire gli interessi russi, ma sta anche contribuendo a ridurre la presenza militare iraniana in Siria e il presunto trasferimento di materiale a Hezbollah. Gli attacchi sono stati condotti vicino a Damasco il 9 febbraio.

Le operazioni siriane, che sono considerate una priorità per preservare la sicurezza nel paese, hanno portato le autorità israeliane a esprimere solo un sostegno tenue a Kiev, con grande delusione del governo ucraino. Ma anche se Israele sta cercando di preservare la sua neutralità, è probabile – visto i legami tra Israele e Usa e il ruolo della lobby ebraica – che starebbe dalla parte degli Stati Uniti e dell’Ucraina se ci fosse un’escalation al confine Russia-Ucraina e venissero imposte sanzioni. Ciò ridurrebbe necessariamente la portata di manovra di Israele in Siria.



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