La lettura dei media russi fa venire in mente le matrioske, le bamboline tutte dello stesso colore inserite l’una dentro l’altra. Ma riguardo alla situazione attuale ci si chiede: quale sarà quella finale? E di che colore?
Sul sito di Zvezda TV, il canale delle Forze armate, il 17 febbraio giganteggiavano le foto rassicuranti delle brave campionesse russe che ai Giochi di Pechino si stanno distinguendo facendo incetta di medaglie. E l’altro ieri era comodamente disponibile un rassicurante video in cui si vedeva il rientro di armi e carri armati, rilanciato subito dai media occidentali. Oggi (ieri, ndr) viene dato il primo piano all’assorta e colloquiale immagine del ministro della Difesa, di cui si specifica che è impegnato a parlare di sicurezza internazionale con i suoi colleghi americani. Sul sito Russia Today è reperibile un lungo articolo in cui il giornalista rileva che i media occidentali hanno distrutto la loro reputazione con le fake news sull’Ucraina, fornendo informazioni non veritiere sulla data dell’invasione. Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino, richiama, perciò, ad un atteggiamento più serio, costruttivo e responsabile. E in un altro articolo si sottolinea come il clamore continuo sollevato dall’“isteria” può provocare danni. Il termine “isteria” viene più volte usato e ripetuto, a vari livelli, con una precisa immagine mentale, creando un’argomentazione ad hominem nei confronti degli Usa.
Mentre Maria Zakharova, abile portavoce del ministro degli Esteri Sergej Lavrov, molto attiva sui social, passa dal tono ironico a quello sarcastico sulla data dell’invasione. Scherza sui nomignoli dati a Biden dall’elettorato repubblicano popolare, con un dipinto di donne dormienti. Ma, in un post del 15 febbraio usa toni molto forti e duri, scrivendo che se per gli Usa la libertà ha un prezzo che si ritiene giusto pagare, per la Russia la libertà non ha prezzo. E quindi bisogna far conoscere la vera libertà.
L’agenzia di stampa Interfax pubblica le osservazioni di Vershinin, il quale manifesta scetticismo sulle intenzioni di Kiev a rispettare gli accordi di Minsk. Sul sito della TV Vesti. Ru si trova, poi, una foto con l’edificio del ministero degli Esteri illuminato e ripreso in tutta la sua maestosità. Si sottolinea, anche, la richiesta di garanzie di sicurezza espressa dal presidente russo.
Il fuoco perciò è ancora sotto la cenere. E intanto la tensione al confine, purtroppo, cresce sempre più. Draghi, che presto sarà a Mosca, rileva che non si registrano segnali di de-escalation e che l’obiettivo da perseguire è l’incontro tra Putin e Zelensky. In questa crisi lunga, snervante e rischiosa, viene in mente che a Koenigsberg, oggi Kaliningrad, nacque Immanuel Kant. Critico dello stato dispotico, sosteneva la necessità di un pacifismo giuridico, basato su mediazioni e trattati.
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