Caro direttore,
mi permetto di riprendere un suggerimento già dato per una soluzione diplomatica accettabile della crisi ucraina.
Premesso che nel 2002, in qualità di insegnante presso l’Accademia Diplomatica del Kazakhstan, ero presente ad Astana alla firma del Patto tra la Federazione Russa e altri 5 Paesi (ai quali successivamente si unì anche l’Uzbekistan) che prevedeva un reciproco aiuto militare in caso di aggressione straniera ad uno di questi paesi, visto che la ragione del contendere, formalmente, è il timore da parte russa che l’Ucraina entri nella Nato, si potrebbe suggerire un identico patto difensivo tra l’Ucraina e i paesi che fanno parte della Nato, senza implicare l’adesione dell’Ucraina all’Alleanza atlantica.
Questo non impegnerebbe l’Ucraina a partecipare ad altre iniziative Nato come suo membro, ma manterrebbe l’Ucraina come “Stato cuscinetto” protetto da questo accordo.
Detto questo, resta da osservare che i confini attuali di alcuni paesi dell’Est europeo non tengono conto necessariamente delle realtà etniche presenti: è un dato di fatto che la maggior parte della popolazione che abita nel Donbass è più legata al mondo russo che a quello ucraino. Non a caso la sua evacuazione dalle zone di guerra è più in direzione di Rostov che di Kiev.
Nella stessa Ucraina occidentale ci sono forti minoranze polacche, e sotto il profilo religioso, andando a Leopoli, si può constatare la presenza della Chiesa cattolica di rito latino, quella cattolica di rito orientale (conosciuta anche come greco-cattolica), quella ortodossa che fa riferimento al Patriarcato di Mosca e quella ortodossa autocefala.
Resta il fatto che risolvere queste incongruenze etniche con azioni militari apre uno scenario drammatico che può in futuro aprire nuove preoccupanti prospettive.
Sarà così improbabile che presto uno come Orbán non voglia rivendicare i diritti delle grandi minoranze ungheresi attualmente presenti in Romania e in Slovacchia?
Proprio la storica separazione indolore tra l’attuale Repubblica Ceca e quella Slovacca è un esempio a cui riferirsi per avere un’immagine concreta di come possano risolversi certi problemi attraverso trattative diplomatiche che non partano da pressioni militari o economiche.
Infine, per testimonianza personale, condivisa del resto da tutti quelli che per anni hanno vissuto nell’ex Unione Sovietica, c’è da notare che nel corso degli anni molte famiglie, ad esempio in Asia centrale, sono nate dall’incontro di persone russe, ucraine, bielorusse che hanno generato famiglie che per molti anni hanno vissuto e tuttora vivono in assoluta armonia.
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