Le difficoltà dell’Unione Europea oggi sono anche culturali: manca una “narrazione” europea capace di affascinare e di sconfiggere l’euroscetticismo dilagante in molti Paesi. L’Europa unita ha portato decenni di pace e prosperità senza precedenti nella storia, ma ora si è impantanata e i leader dell’Unione Europea devono dunque trovare un nuovo slancio ideale, scrive Wolfgang Münchau per il Financial Times. L’autore si presenta come un europeista convinto, ma decisamente deluso dalla povertà degli argomenti del discorso pro Unione Europea.
Manca il parlare chiaro, soffocato dalla retorica di una istituzione percepita come burocratica e lontanissima dalla gente – l’Italia è l’esempio perfetto di tutto questo. La conseguenza è che ora ci siamo spaccati in pro o contro, anche perché i vertici non sembrano in grado di accettare le critiche costruttive di chi è europeista ma segnala delle difficoltà.
Münchau indica il caso di numerosi economisti che in privato criticano le scelte della UE ma in pubblico non espirimono alcuna perplessità, temendo ripercussioni sull’accesso ai circoli di potere e ai finanziamenti. L’Unione Europea non può andare dunque avanti così nella crisi generata dalla pandemia di Coronavirus, che ha generato una ulteriore spaccatura fra i Paesi del Sud Europa “spreconi” e quelli del Nord “insensibili”.
UNIONE EUROPEA: RITROVARE L’IDEALE CONTRO LA CRISI
I grandi discorsi retorici dei leader di maggiore spicco, rigorosamente in luoghi di stretta “osservanza” pro Unione Europea, a loro volta non aiutano. Come esempio, si può fare il primo discorso di Emmanuel Macron nel 2017, appena eletto presidente della Francia: nulla è stato fatto di tutti i propositi per un “rinascimento europeo“. Il Coronavirus segnerà certamente un punto di svolta, perché una Unione Europea che si rivelasse inutile nell’affrontare la crisi economica potrebbe firmare la sua condanna, al di là dei confusi proclami su una “sovranità europea”. Münchau sintetizza: “Un linguaggio confuso nasce da concetti confusi, che portano a decisioni confuse“.
La Brexit doveva essere la dimostrazione che uscire dall’Unione Europea è un errore: il Coronavirus però ha rimescolato le carte, per cui la crisi sarà attribuita alla pandemia mentre se il Regno Unito dovesse uscirne meglio dell’Unione Europea questo sarebbe un altro grosso punto in favore degli euroscettici, che si stanno dimostrando già da anni più bravi a parlare alla gente – fosse anche solo alle loro pance. Attenzione anche alla divisione creata proprio dalla Brexit, che ha identificato gli europeisti come i giovani progressisti cittadini e gli oppositori come vecchi bifolchi rurali. Così facendo però si rischia di perdere tutti coloro che sono “nel mezzo”, che vanno convinti con azioni e fatti concreti.
I padri dell’Europa unita, da Robert Schuman ad Alcide De Gasperi e Konrad Adenauer, di certo non sarebbero contenti dell’Unione Europea di oggi, che sembra dedicarsi solo a cerimonie autocelebrative. I simboli sono importanti: l’indifferenza di due ministri olandesi delle finanze al boom di suicidi in Grecia rischia di rimanere impressa nella mente più di ogni discorso. L’Unione Europea deve rilanciare il proprio ideale, solo così potrà “vendere” meglio la sua azione politica.