Attorno alle tecniche di modifica del DNA note con il nome di ‘Crispr-Cas9‘ si sta creando un sempre maggiore interesse: da un lato quello positivo della comunità scientifica che ne vede un’opportunità da cogliere al volo per raggiungere diversi obbiettivi altrimenti impensabili – e breve ci arriveremo nel dettaglio – e dall’altro quello diffidente di una popolazione che non sempre riesce a capire l’importanza e le opportunità di una delle scoperte più rivoluzionarie degli ultimi anni nel campo della biologia; con una diffidenza alimentata dall’assenza di una comunicazione efficace, semplice, libera da pregiudizi e – soprattutto – onesta.



Partendo proprio dai rischi e dalle conseguenze di una comunicazione scorretta attorno alle Crisp-Cas9 (ma con un discorso che si può adattare a qualsiasi altra innovazione) è inutile sottolineare come la diffidenza della popolazione alimenti risentimenti e timori che andrebbero ascoltati ed approfonditi; altrimenti la conseguenza è quella con cui hanno dovuto fare i conti i ricercatori italiani dell’Università di Milano che si sono visti distruggere da ignoti – appunto – diffidenti il campo di riso modificato con le Crisp-Cas9 che era stato oggetto di un esperimento per renderlo resistente al fungo noto come ‘brusone’.



Un gesto – quello della distruzione del campo – solo all’apparenza immotivato, perché ad analizzarlo da vicino è sembrato tutt’altro che un gesto improvvisato. Si potrebbe definire un’azione eco-terroristica, perché ha creato danni inimmaginabili sia dal punto di vista economico che da quello della ricerca scientifica, di fatto impedendole di progredire. Gli stessi ricercatori dell’Università degli Studi di Milano che lavoravano sul progetto Ris8imo si erano detti aperti a qualsiasi confronto pubblico o privato con il mondo scientifico e con la popolazione per esporre gli obiettivi e l’intero iter di lavorazione di questo progetto innovativo basato sulle tecniche Crispr-Cas9.



Cosa sono e a cosa servono le tecniche Crispr-Cas9: dalla medicina all’agricoltura, tutte le opportunità

Tra queste righe è nostra precisa intenzione innescare un dibattito costruttivo sulle Crispr-Cas9, soffermandoci soprattutto sui benefici ma anche sui possibili rischi e sulle sfide che queste modifiche genomiche rappresentano. Partiamo inevitabilmente da una domanda imprescindibile: cosa sono queste tecniche, a cosa servono e perché vengono definite innovative? La risposta è abbastanza articolata – e la trovate nel dettaglio in un altro articolo pubblicato tra queste pagine – ma, semplificando al massimo, le si può immaginare come delle minuscole ‘forbici’ che hanno il compito e tagliare e modificare il DNA degli esseri viventi.

Il taglio operato dalla Crispr-Cas9 è estremamente preciso e permette – soprattutto in medicina – di rimuovere quelle alterazioni del DNA che sono alla base di malattie ereditarie e genetiche in modo da inattivarle ed evitarne la trasmissione agli eredi. Non è da meno la possibilità – applicata per ora soprattutto in agricoltura – di inserire nella sede del taglio una piccola stringa di DNA che conferisca all’organismo un vantaggio ulteriore come – tornando a Ris8imo – la possibilità di resistere a funghi e malattie, ma anche di adattarsi al cambiamento climatico.

Le sfide della comunicazione su Crispr-Cas9: quali sono i possibili rischi in medicina dei tagli del DNA?

Come dicevamo, non possiamo escludere di affrontare e approfondire gli eventuali rischi di applicazione della Crispr-Cas9 che sono alla base di tutte quelle diffidenze che stanno rendendo più complicata la ricerca scientifica, alcuni erroneamente temono che si riveleranno solo una versione sofisticata degli OGM (organismi in cui veniva inserito codice genetico esterno) e chi – nuovamente in medicina – crede che si arriverà a modifiche sregolate del DNA con conseguenze dannose e deleterie, o addirittura alla creazione di una sorta di ‘super essere umano’ immortale, resistente a qualsiasi cosa ma – ironicamente – tutt’altro che umano.

Partendo proprio da quest’ultimo timore va innanzitutto ricordato che l’ipotesi superomista è fortemente limitata dai dettami etici che permeano la ricerca medica sugli esseri umani, attualmente ci si sta concentrando soprattutto sul campo della lotta alle malattie rare ed incurabili. Inoltre, la ricerca sta procedendo ad indagare le ipotetiche derive dannose della Crispr-Cas9 : fino ad ora si è riusciti a scoprire – da un lato – che con alcuni tagli si potrebbe inattivare la proteina p53 che ha il fondamentale compito di attivare la risposta immunitaria ai tumori (la proteina p53 è, appunto, un oncosoppressore) e – dall’altro – che le modifiche al genoma di un embrione (nel caso dello studio un pesce) potrebbero attivare delle modifiche casuali.

Nessun allarmismo: l’inattivazione della p53 mediata da Crispr-Cas9 è ‘facilmente’ risolvibile inserendo nella stringa di DNA che si va a modificare anche la stessa proteina in modo che venga trascritta correttamente; mentre nel caso delle modifiche imprevedibili al genoma dei pesci va detto che in nessun caso i codici etici permettono di modificare il DNA di un embrione, almeno fino a quando non diventa un essere umano vero e proprio.

Le Crispr-Cas9 in agricoltura: perché sono diverse dalle modifiche degli OGM?

Leggermente più complesso sfatare i ‘falsi’ rischi delle Crispr-Cas9 applicate in agricoltura perché dietro c’è un’intera cultura di diffidenza nei confronti degli Organismi geneticamente modificati, che porta moltissimi ad associare le due tecniche. In realtà, le due tecniche non sono assolutamente sovrapponibili perché nel caso degli OGM non si trattava di modifiche precise ma di incroci più o meno casuali tra organismi diversi per raggiungere la modifica desiderata.

La sostanziale differenza è che Crispr-Cas9 è una tecnica sicura e precisa, mentre gli OGM erano frutto di incroci su incroci che – inevitabilmente – finivano per creare organismi del tutto differenti, mentre oggi questa scoperta consente di accelerare modifiche che potrebbero succedere in natura, nel corso dell’evoluzione delle specie, senza nessun utilizzo di materiale genetico esterno.