È mistero fitto a Roma per un suicidio molto “strano” avvenuto alla Vigilia di Natale (ma emerso come notizia solo oggi, ndr) di un ultrà della Lazio che si trovava agli arresti domiciliari: come riporta il Messaggero, la vittima è Cristian Raschi, 51enne pregiudicato, che si è tolto la vita sparandosi un colpo di calibro 38 in testa nell’appartamento dove viveva assieme alla madre anziana in Val Melaina-Tufello a Roma. Secondo le accuse e le condanne ricevute, Raschi – fratello del pugile Osvaldo morto per overdose ad inizio anni 2000 – era uno dei volti più noti della malavita di Montesacro e San Basilio e il vero mistero è come sia stato possibile che avesse in casa una pistola calibro 38 quando in teoria, essendo ai domiciliari, non avrebbe dovuto avere contatti con nessuno né tantomeno avere armi in casa. La stessa dinamica del suicidio è ancora al vaglio degli inquirenti: nella stanza a fianco stava riposando la madre quando ha sentito i colpi strazianti, è accorsa e ha trovato agonizzante Cristian Raschi per terra con un colpo alla tempia. Il personale del 112 è giunto immediato ma il ferito è morto praticamente arrivando all’Umberto I: spaccio di droga e malavita sono gli ambienti, secondo gli inquirenti, che frequentava il fratello di Osvaldo Raschi e per questo motivo era finito ai domiciliari.
MISTERO SU SUICIDIO DELL’ULTRÀ DELLA LAZIO
Resta però il forte mistero attorno a questa morte che si ricollega all’altra altrettanto “strana” del fratello Osvaldo: mito della boxe, campione mondiale, anche lui ultrà della Lazio e anche lui divenuto noto nell’ambito criminale della periferia di Roma. Addirittura, come riporta ancora il Messaggero, Osvaldo Raschi fu ritenuto fiancheggiatore della banda della Magliana, indicato come legato a Laudavino De Sanctis (Lallo lo zoppo, ndr) nonché famoso per rapine e fuga rocambolesche sui tetti. Stando all’ultimo rapporto degli investigatori, Cristian Raschi avrebbe dovuto avere dei contatti con l’area criminale che gestisce il traffico di droga al Tufello. Perché dunque il suicidio? Chi ha procurato l’arma? Quale il “movente”? Vi è poi qualche legame con i recenti arresti della Finanza a seguito della morte dell’ex capo ultras della Lazio Diabolik (Fabrizio Piscitelli)? Negli ultimi 50 arresti infatti è stata sgominata la banda a cui capo vi era l’ultrà defunto nel parco degli Acquedotti a Roma: secondo le intercettazioni spuntata, si osservano i capi della banda relazionarsi con banditi di Montesacro per l’acquisto di migliaia di euro di droga. Gli inquirenti indagano su tutte le piste per provare a spiegarsi questa tragedia “domestica” dai contorni tutt’altro che evidenti.