Cristiana Capotondi stasera sarà tra le protagoniste di “Ognuno è perfetto”, fiction TV in onda sulla rete ammiraglia di Casa Rai con la sua prima puntata. Il concetto che ruota attorno alla serie è semplice: “La disabilità non è imperfezione”. Le puntate saranno tre in tutto, dirette da Giacomo Campiotti, con protagonisti un ragazzo con Sindrome di Down e i suoi amici disabili. L’attrice, intervistata da Leggo.it, ha parlato del suo personaggio: “Interpreto Miriam, la direttrice di una cioccolateria che offre un lavoro vero a ragazzi disabili nel reparto packaging. Una donna solare ma che nasconde un dolore, con un grande senso di responsabilità nei confronti di questi ragazzi, che non vuole deludere”. Poi svela come si è trovata a lavorare con degli attori tanto speciali: “È stato un lavoro più frammentato del solito, con momenti spontanei nei quali abbiamo anche improvvisato, nei limiti del testo. Il progetto mi ha convinta subito, mi sembrava irrinunciabile. E anche per i ragazzi è stata un’occasione positiva: all’inizio facevano confusione e tra di loro si scatenavano dinamiche che non riuscivano a governare, poi piano piano hanno imparato a gestirle”.
Cristiana Capotondi è Miriam, il suo personaggio nella fiction
Dopo questo nuovo impegno, Cristiana Capotondi parteciperà ad un progetto legato al femminicidio: “Sì, si dovrebbe intitolare Bella da morire e saranno quattro puntate per Rai1, nelle quali interpreto un ispettore di polizia”. Raggiunta da Blogo invece, al termine della conferenza stampa di “Ognuno è perfetto”, l’attrice si è raccontata in maniera ancora più approfondita: “Volevo fare questa esperienza ma avevo anche un grande dubbio. Il set è stato totalmente “sgrammaticato” però, è stata una libertà. Quest’esperienza è stata un atto di leggerezza, mi ha portato leggerezza. Mi ha anche insegnato delle cose: rispetto alle cose che pensavamo questi ragazzi potessero fare, in realtà, hanno fatto molto di più. I ragazzi sono stati stimolati, sono stati messi in un contesto che non conoscevano e hanno risposto, imparando. Questi ragazzi ci hanno stupito e mi hanno convinta del fatto che, molto spesso, i limiti che ci poniamo da soli non hanno a che fare con la realtà”.