Alessandro Monteduro, direttore di Aiuto alla Chiesa che Soffra (Acs), ha utilizzato le pagine del quotidiano La Verità per lanciare un appello in merito ai cristiani che vivono a Gaza. Secondo il direttore, infatti, rischiano di diventare ostaggi a causa del conflitto tra Israele e Hamas, organizzazione terroristica con la quale la comunità cristiana non ha nessun tipo di rapporto formale o istituzionale.



Monteduro, inoltre, con il suo appello fa eco a quanto già sostenuto dall’ultimo rapporto della stessa Acs sulla libertà religiosa nel mondo che attesta come i cristiani, non solo quelli a Gaza, siano sempre più oggetto di minacce e discriminazioni. Il documento, infatti, attesta come “la libertà religiosa è stata violata in Paesi in cui vivono più di 4,9 miliardi di persone. In 61 Paesi sono state riscontrare gravi violazioni della libertà religiosa nei confronti dei cittadini”. Dal punto di vista dei soli cristiani, oltre ai rischi specifici che costituisce il contesto di Gaza, le condizioni peggiori si riscontrano in Afghanistan, Pakistan, India, Corea del Nord (si stimano tra i 50 e i 70mila cristiani incarcerati) e Cina (dove alcune cerimonie sono vietate).



Monteduro: “Cristiani a Gaza rischiano di diventare ostaggi”

Tornando, però, alla situazione specifica dei cristiani a Gaza e dall’appello di Monteduro, il direttore di Acs ci tiene a sottolineare, innanzitutto, come nella Striscia “ci sono 1.000 cristiani perché, ovviamente, nessuno ha potuto lasciare il territorio“. Tra questi, però, spiega ancora il direttore dell’associazione, i cattolici rappresentano una componente minoritaria, pari a circa 200 persone.

“Il nostro timore”, continua Monteduro, “è che adesso la comunità di cristiani a Gaza possa trasformarsi in un ostaggio aggiuntivo, se non valutata adeguatamente la loro protezione”, sottolineando come in merito hanno sostenuto l’appello e l’azione del ministro Tajani e specificando che la comunità “non ha alcun rapporto formale e istituzionale con Hamas“. Inoltre, spiega come nonostante di tratti di “una comunità che tendeva e tende sempre di più a prosciugarsi”, i cristiani a Gaza gestiscono il 40% degli ospedali, delle scuole, dell’assistenza ad anziani, disabili, rifugiati e persone in difficoltà, costituendo a conti fatti “il cuore pulsante della comunità palestinese“.