“Si radunavano in un angolo della cella dove la telecamera non poteva individuarli per pregare. Ma se una guardia li scopriva, subivano un trattamento peggiore di qualunque altro detenuto”. Così ha raccontato un ex detenuto nei campi di rieducazione della Corea del Nord a proposito dei cristiani. “Se venivano scoperti, venivano picchiati ogni mattina per venti giorni consecutivi” ha detto ancora. Il trattamento disumano nelle carceri nordcoreane è noto da sempre, ma quello nei confronti dei cristiani è particolarmente crudele, come si legge nel nuovo report di Korea Future, una associazione per i diritti umani. Nel documento i dettagli delle condizioni e delle torture subite dai cristiani detenuti: persone arrestate perché tenevano in casa una Bibbia, picchiate violentemente con bastoni di legno come nel caso di una donna di cinquant’anni morta per i colpi ricevuti.



La Corea del Nord è da tempo considerato come il peggior Paese al mondo per quanto riguarda la persecuzione dei cristiani, ma data la natura occulta del paese e la sua chiusura al mondo, è difficile ottenere dati concreti sull’esistenza dei cristiani. Il rapporto Korea Future, e il relativo database, documenta 167 gravi violazioni dei diritti umani perpetrati contro 91 cristiani tra il 1997 e il 2019. In particolare, vengono segnalate 34 persone detenute in Corea del Nord per possesso di oggetti religiosi, 23 detenute per aver praticato attività religiose in Cina e 21 persone sequestrate per pratica religiosa nella stessa Corea del Nord. In Corea del Nord, essere cristiani è considerato un crimine politico. Secondo quanto si legge nel documento, molti cristiani nord coreani hanno conosciuto il cristianesimo in Cina, altro paese che perseguita e incarcera i cristiani.



I CRISTIANI DENUNCIATI DAI CINESI

È  il caso di Kim Gap-ji, un nordcoreano arrestato in Cina insieme a un pastore cristiano. La Cina ha rimpatriato Kim in Corea del Nord, dove è stato indagato per quasi cinque mesi e ha subito forme di tortura e trattamenti crudeli, disumani e degradanti. Kim è stato infine condannato a tre anni nel campo di rieducazione di Chongori. Dopo il suo rilascio, Kim ha affermato di aver predicato segretamente il Vangelo in Corea del Nord fino al 2017, quando è fuggito dopo aver appreso che una persona a cui aveva predicato era un informatore del Ministero della sicurezza dello Stato. Il rapporto sui diritti umani accusa il governo cinese di violare il principio di non respingimento, che vieta il rimpatrio di un individuo quando vi sono motivi per ritenere che correrebbe un rischio di danno al suo ritorno nel paese di origine. I ricercatori hanno anche documentato casi di funzionari pubblici cinesi che hanno timbrato i documenti dei nordcoreani detenuti in Cina come associati al cristianesimo prima di deportarli in Corea del Nord. In totale, il rapporto documenta 456 violazioni dei diritti umani contro gli aderenti religiosi dello sciamanesimo nordcoreano e del cristianesimo dal 1987 al 2019.



Contiene testimonianze di cristiani detenuti in Corea del Nord, nonché resoconti di testimoni oculari detenuti e guardie carcerarie. “In 28 casi, abbiamo documentato forme di tortura e trattamenti crudeli, inumani o degradanti perpetrati da agenti del Ministero della Sicurezza dello Stato e del Ministero della Sicurezza del Popolo contro aderenti cristiani”, si afferma. “Le prove dimostrano che le vittime sono state sottoposte a percosse fisiche con oggetti, pugni e piedi; all’ingestione di cibo avvelenato; alla tortura posizionale; privazione del sonno e salti forzati” si legge ancora nel rapporto. “Inoltre, l’esperienza più ampia di detenzione è quella in cui il trattamento crudele e disumano è stato reso possibile da cattive condizioni di detenzione che hanno creato ulteriori danni, comprese le celle sovraffollate”.