Undici cristiani al giorno vengono uccisi per la loro fede in tutto il mondo. I devastanti attacchi alle chiese dello Sri Lanka il giorno di Pasqua sono solo l’ultimo esempio di un dato di fatto ignorato da tutti i media e da tutti i capi delle nazioni: i cristiani, cattolici e non, sono i fedeli più perseguitati del mondo. E’ quanto denuncia la scrittrice e giornalista australiana Miranda Devine in un articolo pubblicato sul Daily Telegraph. In Sri Lanka la persecuzione non è una novità, avverte: quasi ogni domenica si verificano atti di violenza nei confronti di fedeli durante le celebrazioni liturgiche, che siano insulti, minacce di morte o danni agli edifici.La Domenica delle Palme, i fedeli che si trovavano a pregare in  un centro metodista per i disabili sono stati colpiti con lanci di pietre e micce esplosive. Secondo i dati di OpenDoorsUsa, una associazione che denuncia le violazioni dei diritti umani contro i cristiani, in media ogni mese 345 cristiani sono uccisi per la loro fede, 105 tra chiese ed edifici religiosi sono dati alle fiamme o attaccati, 219 cristiani si trovano detenuti in carcere senza processo e senza alcuna sentenza nei loro confronti. Nel corso del 2019, senza contare gli attacchi in Sri Lanka, sono stati uccisi in tutto il mondo 4136 cristiani, attaccate o bruciate 1266 chiese, imprigionati senza accuse precise e detenuti senza processo 2625 fedeli. A subire le sofferenze peggiori sono le donne, che sono vittime di una doppia persecuzione, la prima perché cristiana, la seconda perché donne.



PERSEGUITATI NEL SILENZIO DEL MONDO

Tra le prime dieci nazioni dove maggiore è la persecuzione, sette sono paesi islamici. Milioni di cristiani, cresciuti in famiglie musulmane o nate in famigli islamiche che si sono  convertiti subiscono discriminazione continua, trattati come cittadini di seconda classe, privi dei più comuni diritti civili, discriminati nel lavoro o anche attaccati violentemente. Ma anche in India la persecuzione contro i cristiani è continua, da parte dei nazionalisti hindu. In Medio oriente, con la guerra in Siria, le comunità cristiane sono state quasi completamente disperse e la maggior parte dei cristiani arabi è fuggita all’estero. La persecuzione turca risale a molto tempo fa, ma non fu meno devastante. Tra il 1894 e il 1924 furono uccisi circa due milioni e mezzo di cristiani. Inizialmente la popolazione di fede cristiana era il 20% del totale, dopo quel periodo fu ridotto al 2,5%. Secondo Giles Fraser, un sacerdote inglese che in questi giorni ha scritto sul The Guardian un articolo sul tema, c’è oggigiorno una sorta di mentalità che vuole che la sorte dei cristiani sia meritata, associandoli all’imperialismo del passato, come punizione per le crociate e l’inquisizione, per il loro opporsi a aborto e matrimoni omosessuali. Insomma, i cristiani si meritano di scomparire. “Dalla Corea del Nord (ovviamente) alla Cina, e sempre più anche in luoghi come l’India – in tutto il mondo i cristiani sono soggetti a violenze reali e prolungate per la professione della loro fede, quella che oggi proclamiamo con più insistenza. Che la vita è più forte della morte, che l’amore alla fine trionferà sull’odio. Ecco perché la gente andava in chiesa in Sri Lanka a Pasqua per ascoltare di nuovo questo messaggio: Cristo è risorto” scrive.

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