I CRISTIANI DELLA CHIESA RIFORMATA DI SHENZEN FUGGONO NEGLI USA

Autoesiliati da tre anni (prima in Sud Corea, ora in Thailandia) per la costante minaccia e persecuzione del regime in Cina, i membri della Chiesa Santa Riformata di Shenzen sono fuggiti nelle scorse ore negli Stati Uniti, più precisamente in Texas, dopo che anche il Governo thailandese aveva intenzione di proteggere il loro status di richiedenti asilo. La notizia arriva direttamente da Singapore per voce degli inviati del Wall Street Journal che da tempo si occupano della situazione di questa particolare chiesa cristiana protestante che, come quasi tutti i gruppi cristiani presenti in Cina, soffre la mano dura del regime comunista.



Se i problemi li accusa anche la Chiesa Cattolica che pure con Pechino ha stretto un importante e controverso “accordo” (tra Vaticano e Xi Jinping) sulla nomina del clero, ecco che le comunità cristiane minori non sono certo da meno: «Una congregazione di cristiani cinesi in cerca di asilo all’estero si sta recando negli Stati Uniti con l’intenzione di reinsediarsi definitivamente, concludendo una ricerca di tre anni per una nuova casa fuori dalla Cina che è stata ostacolata da ripetuti fallimenti legali e detenzione della polizia», rileva il WSJ informando dell’arrivo in Texas dei 63 membri della Shenzhen Holy Reformed Church, detenuti in Thailandia da oltre una settimana con l’accusa-pretesto di violazione dei visti.



LA PERSECUZIONE IN CINA E IN THAILANDA: COSA SUCCEDE ORA AI CRISTIANI DI SHENZEN

Sempre secondo quanto ripota il quotidiano americano, un’organizzazione no profit con sede in Texas che aiuta le persone a fuggire dalle persecuzioni religiose – la “Freedom Seekers International” – ha lavorato con la chiesa di Shenzen per reinsediare i suoi membri nella città di Tyler, a circa 10miglia da Dallas. La situazione si stava facendo durissima in quanto i funzionari della polizia thailandese avevano comunicato loro l’intenzione di espellerli dal Paese per la violazione dei visti ottenuti un anno fa a Bangkok dopo aver presentato domanda all’ufficio dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati. Il tema è “semplice”: i cristiani, così come altre confessioni religiose (praticamente tutte) soffrono la costante persecuzione religiosa in buona parte della Cina.



Si tratta di una notizia comunque importante in quanto, sebbene da tempo sono note le persecuzioni contro gruppi religiosi in Cina, il caso della Chiesa Riformata di Shenzen è il primo effettivo di un gruppo che “in massa” decide di fuggire in Occidente per le condizioni insostenibili ormai sopraggiunte. Invitati a rilasciare un commento dal WSJ, l’ambasciata degli Stati Uniti a Bangkok e il Dipartimento di Stato hanno preferito un “no comment” momentaneo. La situazione con la Cina è piuttosto delicata, basti vedere l’evoluzione pericolosa degli scenari diplomatici-geopolitici su Taiwan e Ucraina: secondo il regime di Xi Jinping la Chiesa di Shenzen è sostanzialmente illegale e negli ultimi anni si sono moltiplicati gli atti persecutori contro il gruppo cristiano, comprese le minacce di chiudere una scuola religiosa “clandestina” che gestivano. Prima il trasferimento doloro nell’isola sudcoreana di Jeju (che consente l’ingresso senza visto per i cittadini cinesi), poi però le costanti “molestie” dei funzionari cinesi presenti hanno costretto l’ulteriore fuga verso la Thailandia nel 2021. «Le nostre donne e i nostri bambini erano molto spaventati, anch’io ero molto preoccupato», ha raccontato al Wall Street Journal il pastore fondatore della chiesa, Pan Yongguang, in merito ai soprusi che il governo di Bangkok stava compiendo contro la sua chiesa, «Ho detto al funzionario dell’immigrazione che ero molto arrabbiato e che non potevo accettare quello che stavano facendo».