Padre Basilio Gbuzuo. Così si chiama il sacerdote nigeriano rapito mercoledì 15 maggio in Nigeria, nello Stato di Anambra, nella Nigeria centro-meridionale, colpevole di essere cristiano e, appunto, sacerdote. Come già segnalato altre volte, la Nigeria rimane uno dei luoghi più pericolosi per i cristiani, tanto che il cardinale Tagle, Pro-Prefetto per la sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari del Dicastero per l’Evangelizzazione, ha definito la situazione dei rapimenti come “fuori controllo”.



La presenza di Boko Haram, mai venuta a mancare nelle regioni dello Stato nigeriano, è la principale fonte di preoccupazione, dato che il movimento islamista aveva giurato fedeltà allo Stato Islamico (Isis) nel suo periodo di massima espansione. Tradizionalmente gli scontri erano iniziati dalla difficile convivenza tra pastori fulani, musulmani, e agricoltori, per la maggior parte cristiani.



“Alcuni fattori, quali la riduzione delle terre da pascolo tradizionali a causa del cambiamento climatico, hanno spinto i fulani verso sud alla ricerca di nuovi terreni da pascolo. Gli scontri si sono generati quando il bestiame ha iniziato a pascolare su terreni coltivabili di proprietà di agricoltori”. Da semplici scontri la situazione si è molto evoluta e sarebbe ingenuo interpretare tali violenze come semplici scontri tra agricoltori e contadini.

Parlando ad Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) nel giugno 2022, il vescovo di Kaduna, monsignor Matthew Man-Oso Ndagoso, ha infatti dichiarato: “Negli ultimi 10 anni la situazione ha assunto una dimensione diversa. Prima i mandriani erano armati di bastoni e archi, ora hanno i fucili AK-47” (Rapporto Acs sulla libertà religiosa, 2023). Come se non bastasse il rapimento di padre Gbuzuo, il 10 maggio si è registrato anche un violento attacco da parte di truppe jihadiste a una scuola secondaria nello Stato di Benue, nella Middle Belt nigeriana, la Father Angus Frazer Memorial High School, situata in un distretto dove rapimenti e uccisioni da parte di presunti militanti fulani sono abbastanza frequenti.



Questo attacco “è stato il primo che, nel suo genere, abbiamo vissuto. In passato hanno attaccato i fedeli, gli agricoltori e gli abitanti dei villaggi, ma ora hanno alzato il tiro, attaccando una scuola. Non siamo sicuri di cosa accadrà dopo” (padre Moses Iorapuu, direttore delle Comunicazioni sociali della diocesi di Makurdi). La situazione in Nigeria, dunque, continua ad essere tragica, con rapimenti e uccisioni sempre più frequenti.

Il fenomeno delle violente persecuzioni ai cristiani, come spesso riportato, non riguarda esclusivamente lo Stato nigeriano ma tante nazioni africane, senza dimenticare altre zone sparse in tutto il mondo, come Nicaragua, Messico, Iraq, Iran, Afghanistan, Haiti, Corea del Nord, India e, purtroppo, altre ancora.

In un’epoca come la nostra, schiacciata dalle parole “libertà” e “diritti”, che a volte paiono più delle pretese, rimane sconvolgente notare come poco si faccia per il diritto alla libertà religiosa. Un diritto che nasce da un oggettivo sentimento religioso che, pur negato dalla mentalità materialista in cui viviamo, rimane immanentemente legato a chi è l’uomo.

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