Anche in questo tempo dove la guerra è una parola purtroppo comune, diffusa in tutto il mondo e giunta anche in Europa con il conflitto ucraino (e poco distante con il conflitto tra Hamas e Israele, con il pericolo che questo coinvolga altri attori internazionali) le persecuzioni ai danni dei cristiani continuano a rimanere una piaga mondiale. Si può anche pensare che l’inizio della guerra Hamas-Israele, con l’invito da parte di Al Qaeda alla jihad, possa aggravare ulteriormente tale fenomeno, che già oggi ha contorni drammatici, esattamente com’era successo nei territori mediorientali dopo la creazione dello Stato islamico e la sua espansione.
Nell’ultimo rapporto di Aiuto alla Chiesa che Soffre, riferito al biennio 2020-2022, si evidenzia già un aumento dell’oppressione o della persecuzione dei cristiani nel 75% dei Paesi analizzati, tanto che è facile constatare, come ha più volte evidenziato il Santo Padre, che ci sono più cristiani uccisi nel mondo odierno che nei primi secoli (cfr. Francesco, meditazione del 30 giugno 2014), così come già aveva evidenziato il suo predecessore Benedetto XVI (“I cristiani sono attualmente il gruppo religioso che soffre il maggior numero di persecuzioni a motivo della propria fede”).
Questo fenomeno ancora una volta ripropone il tema del rispetto della libertà religiosa e della natura trascendente dell’uomo: “Negare o limitare in maniera arbitraria tale libertà significa coltivare una visione riduttiva della persona umana” (Benedetto XVI, Messaggio per la XLIV giornata della pace), soprattutto perché “il diritto alla libertà religiosa si fonda realmente sulla stessa dignità della persona umana” (Dignitatis Humanae, n. 2). Un tema che attraversa tutti i continenti, sia dove la libertà religiosa è ostacolata con persecuzioni sanguinose e l’uccisione di cristiani, come capita sovente in Nigeria e in tutto il continente africano, sia dove la persecuzione agisce su un livello “puramente culturale: viene una nuova cultura che vuole fare tutto nuovo e fa piazza pulita delle tradizioni, della storia, anche della religione di un popolo” (Francesco, meditazione del 21 novembre 2017).
Questa seconda casistica è fortemente rintracciabile in Europa: nel Vecchio Continente, “secolarizzato” ormai per definizione, è evidente, anche a livello politico, come l’unità non sia tuttora raggiunta: sembra difficile trovare punti in comune tra alcune nazioni (e soprattutto tra alcuni popoli dell’Unione Europea), se non le radici cristiane ora rinnegate in favore di una non meglio definita “tolleranza”, che diviene appunto intolleranza (e quindi “persecuzione culturale”) quando questa assume forme non gradite e scomode, come ad esempio accade intorno al tema dell’obiezione di coscienza, dell’eutanasia e del fine vita definito come “l’interesse migliore del paziente”.
Emblematico è stato il caso del processo per la redazione della Costituzione Europea, sponsorizzata anche da san Giovanni Paolo II e non entrata in vigore per l’opposizione, tra gli altri, della Francia; in questo caso forte era la spinta affinché l’Unione riconoscesse le proprie radici giudaico-cristiane, da cui provenivano i propri fondatori, ma forti sono state anche le opposizioni a tale riconoscimento: “Questi diversi fattori (i valori europei, nda) hanno trovato nella tradizione giudeo-cristiana una forza capace di armonizzarli, consolidarli e promuoverli. Riconoscendo questo dato storico, nel processo in atto verso un nuovo ordinamento istituzionale l’Europa non potrà ignorare la sua eredità cristiana, dal momento che gran parte di quello che essa ha prodotto in campo giuridico, artistico, letterario e filosofico è stato influenzato dal messaggio evangelico. Occorrerà perciò ispirarsi, con fedeltà creativa, a quelle radici cristiane che hanno segnato la storia europea. Lo esige la memoria storica, ma anche, e soprattutto, la missione dell’Europa, chiamata, ancora oggi, ad essere maestra di vero progresso” (San Giovanni Paolo II, Messaggio ai partecipanti del convegno Verso una costituzione europea, 2002).
Oltre a questa persecuzione più “fine” esiste anche la persecuzione fino al martirio sopra accennata, diffusa in tutto il mondo: Nicaragua, Corea del Nord, Afghanistan, Iraq, Iran per citarne alcune, ma l’elenco è molto più lungo. Uno degli ultimi casi, che viene citato per dovere di cronaca, riguarda l’uccisione di cristiani in Nigeria all’interno della propria chiesa durante una Messa. Riconoscimento della libertà religiosa, cioè riconoscere la persona umana nella sua integrità, compreso l’aspetto religioso e trascendente: è una sfida che, oggi più che mai, è vitale, anche e soprattutto per l’Europa, chiamata ad essere “maestra di vero progresso”, soprattutto in questi tempi di conflitti sparsi nel mondo.
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