Sentenza storica in Malesia dopo numerosi ricorsi presentati dalle minoranze cristiane nel corso degli ultimi 10 anni: i cristiani d’ora in poi avranno diritto di usare la parola “Allah” per definire il proprio Dio. La Corte Suprema della Malesia concede così la possibilità – in testi, pubblicazioni e scritti di carattere educativo – alle comunità cristiane di nominare col termine arabo il nome di Dio senza incorrere in conseguenze penali molto serie: la disputa iniziò nel lontano 2008 quando una donna malese cristiana fu fermata in aeroporto di ritorno dall’Indonesia e le furono confiscati dei Cd con la parola “Allah” nel titolo, con riferimento al Dio cristiano.
Proprio in quel caso la donna si giustificò dicendo che il materiale era per uso educativo, facendo nascere la contesa giuridica e religiosa: la confisca venne poi dichiarata illegittima nel 2014 a seguito del ricorso presentato dalla donna, ma nel 2017 è il giudice della Corte Suprema Nor Bee che prese la decisione di affrontare unitariamente e definitivamente il tema della legittimità della legge del 1986.
COSA CAMBIERÀ IN MALESIA
E così si arriva al 10 marzo scorso, quando la Corte massima di giustizia del Paese malese giunge a definire la legge incostituzionale dato che «impedisce la libertà di religione prevista dalla Costituzione malese». Le comunità cristiane che già da 400 anni utilizzano la parola “Allah” per riferirsi al proprio Dio ora possono, almeno in termini di legge, non sentirsi discriminati. Come scrive il Post, oltre alla parola divina sono altre tre i termini ammessi nuovamente dopo il “ban” (per i non musulmani, ndr) attivo dagli anni Ottanta: Kaabah (la costruzione situata all’interno della moschea della Mecca), Baitullah (“Casa di Dio”), e solat (preghiera).
Non tutti ovviamente sono concorsi con la decisione della Corte, tanto che diverse manifestazioni di piazza anche frutto di scontri con la polizia – in un Paese che conta i due terzi della popolazione di religione islamica – richiedevano nelle scorse settimane la conferma della legge “esclusiva” dell’Islam. Così non è avvenuto e ora, almeno per la fede cristiana, sarà possibile riferisci anche pubblicamente con il nome malese di “Allah” anche per il Dio cristiano.