Libri sacri bruciati, chiese occupate, preti aggrediti e vessati, ora anche una legge che pone durissimi vincoli alle conversioni: la situazione dei cristiani in India – nonostante siano la terza religione per presenze nel vasto Paese asiatico – si fa gravissima.

Fin dalla notte dei tempi, gli estremisti indù ritengono che tutti gli indiani debbano legarsi all’induismo e che la nazione vada perciò “ripulita” da Islam e Chiesa Cattolica: negli ultimi anni però la situazione si è esacerbata, nonostante a livello politico apparentemente siano “tutelate tutte le minoranze”. L’ultima emergenza arriva dall’India meridionale, in particolare dallo stato del Karnataka: «La legge anti-conversione è una violazione dei diritti fondamentali della Costituzione indiana. Anche il padre costituente B.R. Ambedkar si era convertito al buddismo. Senza il permesso dello stato. La Legge anti-conversione è una vergogna. Per la convivenza. E per il pluralismo della nazione indiana. E’ una legge pericolosa che potrebbe innescare la violenza inter-comunitaria», denuncia all’agenzia vaticana “Fides” monsignor Peter Machado, arcivescovo cattolico di Bangalor. La bozza di legge proposta dallo stato indiano prevede una durissima stretta contro la conversione religiosa: pene detentive fino a 10 anni di galera per chiunque giudicato colpevole di convertire qualcun altro “con la forza”, con “metodi fraudolenti” o tramite il matrimonio. In generale, si propone che per ogni conversione ad un’altra religione vi sia una commissione esaminatrice che con anticipo di due mesi dovrà valutare se vi siano “le condizioni”.



CRISTIANI INDIANI SOTTO ATTACCO: I NUMERI IMPRESSIONANTI

Se è vero che il progetto di legge nasce contro la presunta “jihad dell’amore” – il nome dato da gruppi nazionalisti indù contro le pratiche degli uomini musulmani per attirare le donne indù a convertirsi tramite le nozze – il rischio che diventi una modalità di ulteriore controllo e persecuzione alle confessioni minoritarie è alquanto reale. Ad oggi, le cosiddette leggi anti-conversione sono state varate già in 8 dei 28 Stati indiani con identica pena: condanne fino a 10 anni di cella per la scelta di abbandonare l’induismo per un’altra religione. «Una volta approvato il disegno di legge, dovremo aspettare più persecuzioni e più difficoltà», ha detto sempre Machado alla BBC, chiarendo i timori per un clima generale sotto il Governo di Narendra Modi di costante timore per attacchi e persecuzioni. «Sono qui da 40 anni, ma non so davvero perché queste accuse di conversione stiano arrivando ora. Abbiamo molti amici tra la comunità indù qui», ha detto ai media UK il reverendo Thomas T., presidente dell’associazione dei pastori a Belagavi quartiere. Il sacerdote afferma che a novembre la polizia locale ha detto in modo informale all’associazione di non tenere incontri di preghiera per evitare attacchi da parte di gruppi di destra. Padre Francis D’Souza, sacerdote di una chiesa locale a Belagavi, ha denunciato a “Fides” che ad ottobre un uomo con una spada ha cercato di attaccarlo e solo l’intervento della folla ha evitato l’esecuzione tremenda in pieno giorno davanti alla chiesa. L’intera comunità cristiana in Karnataka – e non solo –  si oppone alla proposta di legge anti-conversione: in generale però in India i numeri delle persecuzioni e attacchi ai cristiani sono in forte aumento, come ribadito nel recente incontro in Vaticano tra Papa Francesco e il Premier Modi. Da gennaio, gli attacchi contro la minoranza cristiana sono stati oltre trecento, secondo quanto riferisce “Aiuto alla Chiesa che soffre” (Acs): a favorire l’intolleranza, sostengono gli attivisti, contribuiscono e non poco le leggi anti-conversione.



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