Proseguono le violenze sui cristiani in Africa: più di sessanta cristiani sono stati uccisi, inclusi un funzionario dell’esercito, in un attacco dei soldati del Califfato nel Congo orientale. Secondo l’agenzia di stampa France Presse, da inizio giugno i cristiani morti sono stati centocinquanta nel Paese: solamente il 7 giugno i miliziani hanno ucciso 41 persone nella città di Beni, alcune delle quali sono state legate e altre addirittura decapitate. “Hanno sparato sulla popolazione e i corpi hanno iniziato ad arrivare in ospedale” ha rivelato un testimone. Solamente nei primi quindici giorni del mese, l’Isis ha rivendicato quindici attacchi in villaggi e lungo le strade, portando ad almeno centoventicinque vittime ma secondo altre fonti sarebbero anche di più.
Il Califfato agisce in Congo con l’Adf, le Forze democratiche alleate, composta per lo più da miliziani ugandesi musulmani. Le forze regolari congolesi e ugandesi cercano da anni di contrastare il gruppo jihadista. Solamente nel 2020, l’Adf avrebbe assassinato 849 persone, uomini, donne e bambini: nel 2023, invece, sarebbero state più di mille le morti. In Congo agiscono “più di centoventi gruppi terroristici”: tutti combattono per le risorse minerarie del Paese e approfittano della situazione di caos per espandere la propria influenza, come sottolinea Il Foglio. Nel mirino ci sono soprattutto i cristiani, che rappresentano il 95% della popolazione: l’Adf, infatti, è fedele all’Isis dal 2017 ma già da prima era solita condurre operazioni contro le forza armate regolari.
Congo, l’appello di Papa Francesco per i cristiani uccisi: “Sono martiri”
Il reclutamento dei membri dell’Adf, perlopiù ugandesi, avviene “attraverso la coercizione e l’inganno”, come scrive Il Foglio. Sono però in aumento anche i miliziani stranieri provenienti da Burundi, Tanzania, Kenya, Somalia, Ruanda e addirittura Giordania. Gli attacchi in Congo sono spesso rivolti ai cristiani, sempre più spesso perseguitati, tanto che lo stesso Papa Francesco ha alzato la voce cercando di far luce sulla questione: nell’Angelus di domenica scorsa ha rivolto un appello alle autorità locali e alla comunità internazionale “affinché si faccia il possibile per la cessazione delle violenze e per la salvaguardia della vita dei civili”.
Come sottolineato dal Pontefice, infatti “tra le vittime, molti sono cristiani uccisi in odium fidei. Sono martiri. Il loro sacrificio è un seme che germoglia e porta frutto, e ci insegna a testimoniare il Vangelo con coraggio e coerenza”. Cristiani uccisi ma non solo: tantissimi sono anche gli sfollati – secondo alcuni dati addirittura pari a sette milioni – e gli aiuti umanitari non riescono spesso a raggiungere determinate zone per via della violenza jihadista.