Il caso di Cristiano Aprile questa sera sarà protagonista indiscusso della primissima puntata della nuova stagione del programma ‘Detectives – Casi risolti e irrisolti‘ che andrà in onda nella seconda serata di oggi su Rai 3, con un totale di sei puntate che ci accompagneranno fino all’inizio di novembre tutte le domeniche: il caso protagonista della diretta è uno dei più inspiegabili e inconcludenti cold case della storia recente, iniziato quasi 40 anni fa (precisamente 37) e mai completamente chiarito nei suoi tanti misteriosi dettagli.



Per partire da quello che ci è dato sapere per certo (o quasi) sulla morte di Cristiano Aprile, dobbiamo tornare al 24 febbraio del 1987 quando il 12 enne fu aggredito da un soggetto ignoto – si parlerà di un giovane ex studente di suo padre, ma ci arriveremo – che infierì sul corpo del 12enne con 10 coltellate, poco prima di ferire in modo potenzialmente letale anche sua madre e sua sorella: queste ultime sopravvissero e fu proprio la madre – Fiorella Baroncelli – ad aiutare gli inquirenti a ricostruire l’accaduto.



Tutti i dubbi sulla morte di Cristiano Aprile che potrebbero portare alla riapertura delle indagini

Oltre questa brevissima descrizione le certezze sul caso di Cristiano Aprile si esauriscono, ma moltissimi elementi potrebbero aiutare – nonostante siano passati quasi 40 anni – a riaprire le indagini per fare chiarezza sull’accaduto: molti tra i protagonisti (fatto non trascurabile) sono morti di vecchiaia attendendo una qualche giustizia e forse con loro hanno portato nella tomba anche la verità sull’omicidio – lo ripetiamo, immotivato – del poco più che 12enne.



I primi elementi di incertezza sulla morte di Cristiano Aprile affondando le loro radici proprio nelle testimonianze rese dalla moglie che descrisse – con tanto di identikit – il killer parlandone come di “uno sconosciuto”, salvo lasciar intendere che avesse ben chiari gli orari della famiglia (tanto da presentarsi non una, ma ben due volte alla loro porta dopo l’uscita di casa del padre della vittima) e la sua consuetudine a pregare al cospetto della foto di sua madre morta qualche anno prima; senza tralasciare il fatto che parlò di un furto – dicendo che il killer che chiese dove trovare i soldi – che in realtà non si è mai compiuto.

Sospetto anche il fatto che – sempre secondo Baroncelli – l’assassino di Cristiano Aprile scappò subito dopo aver inflitto contro di loro le coltellate passando prima per l’androne del palazzo in cui vivevano e poi una strada che in un qualsiasi giorno lavorativo, in pienissima mattina (erano circa le 8:30) doveva essere quantomeno frequentata: nessuno vide un ragazzino scappare dalla scena, tanto meno sporco di sangue o vestito in modi appariscenti per nascondere le ovvie macchie.

Resta poi da chiarire anche la posizione del padre di Cristiano Aprile che si è sempre ben guardato dal parlare dell’omicidio con i media e che – in un interrogatorio informale con il Pm incaricato delle indagini -, apprendendo della morte del figlio, quasi impassibili disse solamente: “Povero Cristiano, mi dispiace che ci sia andato di mezzo lui che non c’entrava nulla“; con i superiori del Pm che decisero di minimizzare e non vagliare una pista potenzialmente chiave.