Cristiano De André si racconta a Oggi magazine: le dichiarazioni sul conflitto con il padre Fabrizio De André

Cristiano De André torna a raccontarsi in un’intervista esclusiva concessa a Oggi magazine, dove si apre in toto come uomo e artista, senza lesinare dichiarazioni sul rapporto complesso avuto con il padre Fabrizio De André e il peso del paragone tra lui e il nome importante di colui che lo ha messo al mondo e di cui porta il cognome. “E’ stato difficile crescere con mio padre, ma da adulto l’ho compreso e non mi sono mai pentito di aver seguito le sue orme»>. Ed è così, che nel suo intervento concesso alla stampa, Cristiano parla di sé raccontando anche del padre, a partire dalla DeAndré#DeAndré – Storia di un impiegato, il documentario che è stato premiato all’Ischia Global Festival, in quanto fil rouge di una storia familiare pregna di arte, musica, ma anche di gioia e dolori come una comune famiglia. Il suo docu-film non è solo una rilettura musicale dell’album di Faber, risalente al 1973, ma è anche una biografia di Cristiano De André.



Se è stato anche terapeutico riportare in un docu-film la storia di famiglia?  “Più che una terapia è stato un omaggio a mio padre, alle sue parole. Il conflitto, come quello dell’impiegato, nasce dall’incomprensione della propria esistenza, che può iniziare da un rapporto sbagliato con i propri  genitori e continuare in una società ingiusta che non ti ascolta. Se vie ne compreso per tempo, può essere esorcizzato, altrimenti può trasformarsi in un conflitto dall’esito devastante”. Rispetto al rapporto turbolento che lo vincola al ricordo del padre, Cristiano De André aggiunge poi testualmente: «Non è giusto accusare di tutto un genitore, ti spetta la tua parte di coraggio. L’ho capito crescendo». Fabrizio De André avrebbe voluto che da grande facesse il contadino nell’azienda agricola di famiglia, in Sardegna: “Ma al quarto vitello che ho visto nascere, ho detto “no, papà”, mi veniva la nausea quando il braccio del dottore entrava dentro la mucca. Alla fine ha ceduto e mi ha iscritto al Conservatorio di Genova. Poi ci sono stati la mia band I tempi duri e sette album da solista”.



E il tour Anime salve, che nel 1997 ha visto padre e figlio duettare sullo stesso palco con la sorella Luvi “è stato il coronamento della mia scelta di diventare musicista”.  Faber “cercava di dissuadermi -fa poi sapere Cristiano, rispetto alla scelta di fare musica, che nel suo caso si è rivelata tutt’altro che facile, anche per il dissenso iniziale del padre sulla volontà di inseguire le orme del genitore-, mi metteva in guardia per il cognome che portavo. Il paragone con lui è sempre stato inevitabile e molto doloroso, ma fare musica per me era tutto e penso di avere fatto bene a insistere”- La collaborazione tra padre e figlio d’arte ha permesso a Cristiano di capire di essere stimato da Fabrizio: “La sua stima è stata il riconoscimento più importante della mia vita”.



Le luci e le ombre della famiglia De André

Con il padre dal nome importante Cristiano ha vissuto dei momenti indimenticabili ma anche alcuni da dimenticare: «Come capita quando si vive con un grande artista. Lui scolpiva le parole, si distruggeva per raggiungere la perfezione. Ci sono stati periodi in cui beveva troppo, cominciava al mattino e alla sera era impossibile stargli vicino. Ma anche ricordi fantastici come quando pescavamo insieme o quando mi abbracciò forte a Sanremo, dove salii sul podio con Dietro la porta»>.

Il divorzio tra il padre Fabrizio De André e la madre Enrica Rignon si rivelò molto presto un accadimento molto sofferto: «Per me non molto. Per lei sì. Non riusciva ad accettarlo, avrebbe condiviso per sempre i suoi inferi senza scandalizzarsi. Lei è stata molto male e io ho dovuto aiutarla ad affrontare il dolore>>. Il consiglio che Faber avrebbe dato a Cristiano, nel rapporto con i figli? L’intervistato replica, senza lesinare parole sui rapporti con la figlia che spesso lo contesta, Francesca De André: “È stato un padre un po’ distratto nei miei confronti, ma mi ha avuto in un momento in cui la sua carriera era all’apice e quindi non aveva molto spazio da dedicarmi. L’ho capito con il tempo e l’ho perdonato, come spero faranno i miei figli con me. Soprattutto Fabrizia e Francesca”.