Cristiano Lucarelli continua a combattere per l’innocenza del figlio Mattia, condannato a 3 anni e 7 mesi in primo grado per violenza sessuale di gruppo. “La mia famiglia è a pezzi“, confessa l’ex calciatore, ora allenatore, in un’intervista al Corriere della Sera. Lascia trasparire tutto il suo dolore dalle parole riguardanti questa vicenda, che definisce un ostacolo da superare. D’altra parte, fa notare come questa vicenda non abbia segnato solo il presente del figlio 25enne, ma ne condizionerà anche il futuro. “Non potrà più far niente per i prossimi 10-15 anni“.
Lucarelli non ha dubbi riguardo l’innocenza del figlio, anche perché si è letto tutte le pagine del processo. Quindi, se avesse avuto il dubbio che il figlio potesse essere davvero colpevole, sarebbe finito lui in galera per la sua reazione. Dunque, ritiene che la verità non sia emersa, anche se una ne è stata stabilita in tribunale. A tal proposito, rispetta la sentenza, ma è pronto a contrastarla con il ricorso in appello.
Nell’intervista fa notare anche che il figlio era stato inizialmente “accusato di avere costretto la ragazza a fare cose che non voleva“, poi è emerso che “la ragazza le voleva ma la sua volontà è stata indotta“. La linea, comunque, non cambia: massimo riserbo sugli elementi raccolti dall’inchiesta, ma non nega che ci siano delle contraddizioni che potranno essere messe in luce nei prossimi step giudiziari.
CRISTIANO LUCARELLI DIFENDE IL FIGLIO MATTIA
Cristiano Lucarelli non nasconde la sua rabbia per questa situazione e per la mancanza di un dubbio riguardo la versione della ragazza: prima ha raccontato che non era ubriaca, dopo 9 mesi ha ricordato che lo era. Inoltre, ha rivelato altre contraddizioni: “Sei ore dopo la tremenda esperienza di uno stupro di gruppo ha un rapporto sessuale con un uomo“, ma ai poliziotti avrebbe detto di non aver voluto avere rapporti con i ragazzi finiti a processo per essere fedele al fidanzato.
L’ex attaccante non ci sta a parlare di colpevolizzazione della vittima, perché ritiene non possano essere ignorate quelle contraddizioni. “Oggi mi tocca raccontare le minacce di morte che abbiamo ricevuto sui social“, aggiunge Cristiano Lucarelli. Riguardo il figlio, assicura che “è devastato“, ma al tempo stesso combattivo, anche se non come lui. A tal proposito, confessa una vicenda del suo passato, quando a 17 anni vide dei ragazzi che soffocavano dei gatti con delle buste. “Stavo assistendo a un omicidio. Mi opposi con tutte le forze“.
LA CARRIERA, IL PASSATO E I RIMPIANTI
Cristiano Lucarelli nell’intervista al Corriere parla anche del suo passato: dalla carriera calcistica, condizionata dalle sue idee fuori dal campo, per le quali veniva messa in dubbio anche la sua professionalità. “Chi parla di cose che accadono fuori viene criticato“. Nel suo passato c’è anche l’infanzia nei quartieri popolari di Livorno, dove il calcio per i ragazzi era una distrazione. I suoi genitori, che vivevano in un casermone popolare del quartiere Shanghai, vennero sfrattati, “perché accusati di truffa allo Stato“.
Non avevano più diritto di restarci, quindi li aiutò col fratello tramite donazioni tassate dai loro club, eppure fu contestato anche che i genitori non le avessero dichiarate. Inoltre, Cristiano Lucarelli ammette di aver guadagnato molto, ma di aver rinunciato anche a un miliardo di lire per il Livorno. Per quanto riguarda i regali, ha sempre resistito alle tentazioni, restando lontano dalle mode e concedendosi solo qualche lusso. Se deve indicare un rimpianto, è quello di non aver avuto la carriera che avrebbe meritato, pur riconoscendo di aver commesso degli errori.