Cristina Golinucci, scomparsa a Cesena nel 1992, non è mai stata ritrovata e sua madre, Marisa Degli Angeli, non si arrenderà mai nonostante lo spettro di una nuova archiviazione del caso. Per impedire che la vicenda venga chiusa ancora una volta con una interruzione delle indagini, come annunciato dall’Associazione Penelope sui social, è stata attivata una raccolta firme che finora ha superato le 20mila adesioni su change.org.



Il dramma di Cristina Golinucci è iniziato il 1° settembre di 32 anni fa, quando sparì nel nulla dopo essere uscita di casa per recarsi al convento dei Cappuccini per incontrare il suo padre spirituale, ma della sua presenza in quel luogo restò solo la sua Fiat Cinquecento azzurra parcheggiata.

Cristina Golinucci scomparsa, le indagini potrebbero essere nuovamente archiviate

Le indagini sulla scomparsa di Cristina Golinucci potrebbero essere nuovamente archiviate, dopo che la speranza della famiglia era stata rinvigorita dalla riapertura del caso. L’assassino della 21enne, svanita nel nulla misteriosamente il 1° settembre 1992, non è mai stato individuato ma sua madre non intende arrendersi.



Attraverso il suo avvocato, Barbara Iannuccelli, ha presentato opposizione all’istanza di archiviazione avanzata dal pm in merito all’inchiesta avviata per l’ipotesi di omicidio. Un fascicolo a carico di ignoti che ora rischia di essere chiuso.

La madre di Cristina Golinucci: “Non mi arrenderò mai, voglio trovare le sue ossa”

La madre di Cristina Golinucci non si ferma e la sua lotta per avere giustizia continua. “Anche se il giudice disporrà nuovamente l’archiviazione del procedimento – ha dichiarato Marisa Degli Angeli, riporta Il Resto del Carlino –, io e i miei legali andremo avanti per scoprire la verità. Perché la verità non si può negare a una mamma”. La donna ha aggiunto di voler proseguire la sua battaglia per ritrovare almeno le ossa di sua figlia e poterle dare una degna sepoltura accanto al papà.



La famiglia di Cristina Golinucci chiede che siano approfondite tutte le piste sul suo femminicidio, a partire dalla figura controversa di Emmanuel Boke, l’uomo di colore che all’epoca frequentava il convento e che disse di averla uccisa per poi ritrattare. L’associazione Penelope, che affianca la mamma di Cristina Golinucci nel durissimo percorso verso la verità, preme perché Boke venga rintracciato e interrogato ritenendolo un soggetto di importanza fondamentale nel giallo che da 32 anni avvolge la scomparsa della ragazza: “Abbiamo il suo Dna e le impronte digitali – ha spiegato il legale Iannuccelli –, questi elementi sono stati messi in una banca dati ed è emerso che questa persona, anche se con un altro nome, è ricercata in Francia dal 2017 per reati di natura sessuale“.