A 32 anni dalla scomparsa di Cristina Golinucci, proprio quando potrebbe arrivare il decimo stop alle indagini sul caso, spunta un colpo di scena: la settimana scorsa c’è stata una telefonata che potrebbe far riaprire un caso che si avvicinava all’archiviazione, visto che l’udienza per discuterne è prevista il 26 settembre a Forlì. Infatti, è spuntata una testimonianza che potrebbe portare al rinvio dell’udienza di archiviazione del caso, quantomeno è ciò che hanno chiesto i legali della famiglia della ragazza di Cesena.
Un tentativo quasi in extremis, visto che la procura di Forlì a luglio aveva chiesto, per la decima volta, l’archiviazione dell’inchiesta per omicidio a carico di ignoti. La famiglia, comunque, non si è mai arresa, anzi rilancia la sua battaglia dopo la telefonata di una donna, la quale avrebbe riferito che l’anziano padre, ancora vivo, all’epoca durante una raccolta di asparagi nella zona di Mercato Saraceno avrebbe notato un frate alla guida di un auto in cui c’era anche una ragazza.
Il frate, dopo essersi tolto la tonaca, si sarebbe addentrato nel bosco mano nella mano con la ragazza. La donna avrebbe riferito anche che un amico del padre gli aveva confidato che all’epoca furono trovati due sacchi neri da cui fuoriusciva un odore sgradevole.
LE INDAGINI SULLA SCOMPARSA DI 32 ANNI FA
Dopo la scomparsa finì nel mirino degli inquirenti Emanuel Boke, sudafricano che era stato accolto come rifugiato politico e ospitato dal convento da cui era sparita proprio Cristina Golinucci. L’uomo nel frattempo finì in carcere per una condanna per stupro ai danni di un’altra ragazza. Padre Lino dichiarò che nel 1995, durante una visita in carcere, l’uomo gli confessò che aveva ucciso Cristina Golinucci, ma Boke negò di aver detto ciò. Una volta uscito dal carcere si è reso irreperibile.
Comunque, è stato escluso dai sospettati, in quanto non aveva a disposizione un mezzo per trasportare la ragazza altrove e nasconderne il corpo. Nel frattempo, però, padre Lino è morto, quindi non è possibile un confronto sulle dichiarazioni rese.
LA MAMMA DI CRISTINA GOLINUCCI: “NON MI ARRENDO”
Ma questa nuova pista porterebbe all’ambiente del convento dei frati Cappuccini di Cesena, dove Cristina Golinucci aveva parcheggiato l’auto prima di scomparire, disertando l’appuntamento col frate confessore, padre Lino.
La mamma della ragazza scomparsa, Marisa Degli Angeli, spera che queste nuove informazioni inneschino nuovi approfondimenti giudiziari. Non si illude, visto che rischia di ricevere una batosta per la decima volta, ma comunque non intende fermarsi né arrendersi, ha dichiarato la donna che si batte da 32 anni per scoprire la verità sulla scomparsa della figlia.
Commovente il suo sfogo a Fqmagazine riguardo il lavoro che sta svolgendo il suo avvocato, che vuole continuare a seguire, nonostante gli acciacchi fisici, almeno per riuscire a sistemare il corpo di Cristina Golinucci accanto a quello del padre.
UNA TELEFONATA FA RIAPRIRE LE INDAGINI?
Come riportato da QN, l’avvocato Barbara Iannuccelli, che la segue legalmente in questa battaglia, ha dichiarato di essere in possesso di intercettazioni in cui si sente Emanuel Boke riferire di aver notato Cristina Golinucci litigare con padre Renato. Quindi, per il legale, convinto che ci sia ancora la possibilità di arrivare alla verità sul caso, Boke andrebbe almeno cercato come testimone.
Per quanto riguarda la telefonata che potrebbe far riaprire le indagini, risale alla settimana scorsa. A Fqmagazine ha raccontato che la figlia del testimone le ha riferito che l’anziano padre avrebbe visto più volte il frate e la ragazza, ma anche che fosse convinto che la vicenda si era già risolta, in quanto l’amico che gli aveva parlato dei due sacchi neri maleodoranti gli aveva riferito che sarebbe andato dai carabinieri, eppure non c’è traccia di questa segnalazione alle forze dell’ordine.