Cristina Mazzavillani Muti, presidente onoraria del Ravenna Festival, lo scorso 4 aprile si è recata in Ucraina assieme ad una delegazione di «Ravenna Solidale», per dare supporto alla popolazione locale. Un viaggio durato 48 ore, visto il ritorno in piazza Kennedy, con tanto di accoglienza del sindaco e della banda, alle ore 19:30 del 6 aprile. «Sono andata di persona come di persona ero andata nel 2018 a preparare il viaggio dell’amicizia che avrebbe portato i musicisti dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, con Riccardo Muti, a incontrare quelli dell’Orchestra e del Coro dell’Opera Nazionale d’Ucraina – ha raccontato Cristina Mazzavillani Muti, intervistata nelle scorse ore dai microfoni del Corriere della Sera – ci avevo messo la faccia e il cuore allora, imparando a conoscerli tutti, quando c’era gioia, felicità, abbracci e nemmeno il pensiero che potesse succedere una cosa del genere. Ed era importante rimettercela adesso, perché solo la musica non basta, ci vogliono fatti».



La moglie di Riccardo Muti si è detta particolarmente commossa nel vedere la disperazione della popolazione ucraina: «Era preparata a tutto. Ma non alla commozione incredibile di veder scendere decine e decine e decine di persone da quel treno della disperazione che usciva dall’Ucraina, una miriade di tipologie di sofferenza: i bambini addormentati tra le braccia delle loro mamme, le madri dagli occhi perduti nel vuoto, la stanchezza estrema delle persone anziane».



CRISTINA MAZZAVILLANI MUTI IN UCRAINA: IL RECUPERO DEI 60 COMPONENTI DELL’OPERA DI KIEV

Mazzavillani Muti, grazie a «Le vie dell’amicizia», si è recato a Lonya, in Ungheria, nazione che confina con l’Ucraina, per recuperare di persona i 60 componenti dell’Opera di Kiev e i loro famigliari, che avevano chiesto aiuto dopo lo scoppio del conflitto. «Quando finalmente dal treno sono scesi anche i “nostri”, non ci aspettavamo che tirassero fuori all’improvviso come da un cappello da prestigiatore due bandiere meravigliose immense e che le sventolassero nella notte sotto la neve e il ghiaccio. Sotto quelle bandiere si sono raccolti ballerini, coristi, musicisti, tecnici del palcoscenico, il maestro del coro Plish Bogdan, la direttrice del corpo di ballo Filipieva Olena, tutti a cantare l’Inno di Mameli e quello ucraino. Beh, lì come una bambina mi sono messa a piangere».

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