Era volata fino a Chisnau, in Moldavia, per seguire il sogno di diventare madre, ma dal lieto fine si è passati in poco tempo alla tragedia. La morte di Cristina Toncu è avvolta nel mistero e i recenti risultati dell’autopsia diramati dalla sanità moldava non lasciano soddisfatti i familiari della vittima che vogliono giustizia per quanto accaduto il 26 agosto scorso. Cristina, arrivata in ospedale con il marito, era stata sottoposta alla procedura del prelievo di ovociti per la fecondazione assistita, ma l’arresto cardiaco successivo e il coma hanno portato al decesso della donna il 2 settembre.
Il marito ha denunciato il fatto chiedendo l’autopsia sul corpo della donna, ma i risultati hanno spiazzato tutti quanti. Nel referto post morte si legge che il decesso è stato causato da complicanze dovute dal Covid-19. Ma com’è possibile? Sorina Arnaut, avvocato della famiglia, ha chiesto una nuova perizia sul corpo della donna: “È falso, i medici vorrebbero evitare condanne per negligenza. Siamo sicuri che la morte di Cristina non sia avvenuta a causa del contagio da Covid 19. Pensiamo si tratti di un’infezione e Cristina sia stata vittima di negligenza“.
Cristina Toncu muore dopo fecondazione: il giallo sul Covid
Secondo la clinica Cristina sarebbe risultata positiva al test per il Covid 19 il 28 agosto, due giorni dopo l’arresto cardiaco. Dal canto loro i parenti della vittima affermano di non essere mai stati avvisati e nemmeno gli sarebbe stata notificata una restrizione, come capitato ai deceduti a causa del virus. A sostenere che ci sia qualcosa di sbagliato nella vicenda c’è anche Veronica Cernogal, parente di Cristina che ha raccontato al Corriere della Sera: “Dal 26 agosto fino al 2 settembre, giorno della sua morte, abbiamo avuto accesso quotidiano alla stanza dove si trovava Cristina. I medici ci hanno permesso di entrare. Se aveva il Covid, allora perché ce lo hanno permesso? Ci avrebbero messo tutti in pericolo”.
Cristina viveva a Chivasso, in provincia di Torino, ed era una dei punti di riferimento della gelateria “Antartide” per la quale lavorava da ben dodici anni. Il marito Stefan ha raccontato il sogno svanito di avere un figlio: “Per circa quattro anni, abbiamo tentato di avere un figlio. Poi, confrontandoci con alcuni amici, abbiamo deciso di rivolgerci alla clinica privata della capitale, specializzata, appunto, nella fecondazione in vitro. Mi hanno chiamato solo tre ore dopo la sua morte. Il medico mi ha chiamato nell’ambulatorio e mi ha detto che il cuore di Cristina si era fermato. Ha aggiunto che aveva fatto bene il suo lavoro, che non c’erano state complicazioni. Poi mi ha detto di stare calmo, che si sarebbe risolto tutto nel giro di due settimane”. Ma così non è stato e oggi la famiglia Toncu piange la scomparsa, avvolta nel mistero, della giovane Cristina.