NUOVA POLEMICA SUL CROCIFISSO A SCUOLA, BASTA UNA DELIBERA NEL VI MUNICIPIO DI ROMA: COSA È SUCCESSO
Ciclicamente la possibilità o meno di apporre un crocifisso a scuola scatena polemiche e tifoserie politiche su entrambi i fronti, spesso purtroppo perdendo di vista il tema profondo di una legittima discussione sulla laicità nell’educazione e nella cultura italiana. E così quando la risoluzione del Vi Municipio di Roma negli scorsi giorni – che concedeva la possibilità di esporre in classe la croce – è passata grazie al voto compatto del Centrodestra, ecco riesplodere la polemica. Al di là di chi è andato ben oltre la legittima dialettica politica e culturale, arrivando a paragonare chi vuole i crocifissi a scuola ai terroristi di Hamas (vedasi Karim Rohana nel podcast “Muschio Selvaggio” con Gad Lerner), la tematica occorre ricostruirla nella corretta modalità, ovvero ristabilendo i fatti.
Partendo dalla premessa che rispetto a qualche anno fa, gli edifici pubblici con annesse scuole statali hanno visto pressoché sparire ogni crocifisso appeso, a Roma il tema è stato riproposto in vista dell’imminente Giubileo 2025. E così nel VI Municipio (che comprende Tor Bella Monaca e l’area a sud-est della Capitale) il consigliere Gabriele Manzo ha presentato una risoluzione che impegna presidente e assessori nel promuovere nelle scuole dell’area il crocifisso: «è un simbolo profondamente radicato nella storia», spiega il politico di Centrodestra, aggiungendo che si tratta di un ruolo culturale e di appartenenza, oltre che religioso, e dunque può essere considerato un «simbolo educativo che richiama valori universali e condivisi dalla collettività». Occorre certo ribadire il giusto e legittimo rispetto del pluralismo, eppure esporre un crocifisso non dovrebbe essere inteso come un’offesa per chi non è cristiano: questo sostengono nell’area di Centrodestra che hanno votato e fatto passare la risoluzione, così come è passata anche quella in merito ad un concorso per i presepi nelle scuole.
LA REAZIONE POLITICA DEL PD CONTRO LA LAICITÀ A SCUOLA: “ATTO PRETESTUOSO”. REPLICA IL CENTRODESTRA
Va però aggiunto, prima di passare alle reazioni, che nella vicenda sul crocifisso a scuole nel Municipio VI di Roma la risoluzione non prevede l’obbligo per tutte la classi di esporre la croce, semmai la libertà concessa di poterla inserire laddove d’accordo l’istituto e i consigli di classe. «I crocifissi nelle scuole non sono e non saranno un’imposizione», così spiega ancora il presidente del Municipio romano, Nicola Franco, all’ANSA nello spiegare perché il tema del crocifisso non può essere un obbligo vista la libertà e la laicità garantite dalla Costituzione. Così come al contrario però non occorre considerare l’idea di una croce cristiana in classe come un “attentato alla democrazia” o un sopruso da stato etico.
Il Pd e in generale il Centrosinistra non ci stanno e attaccano i rivali di destra accusandoli di politicizzare l’educazione con la volontà di riproporre una “vecchia battaglia” come appunto quella del crocifisso appeso a scuola: «Il solito atto pretestuoso che arriva in un assemblea che non ha nessuna competenza diretta, quella del Municipio». Non solo, secondo il capogruppo dem Fabrizio Compagnone, la decisione del Centrodestra riflette una invasione di campo gravissima, «usa la religione a scopi propagandistici». Occorrerebbe però ricordare, al netto delle “tifoserie”, come una sentenza della Cassazione nel 2021 ha sancito che il crocifisso a scuola non può essere obbligatorio ma né può essere considerato come “discriminatorio”. In sostanza, è lasciata libertà alla singola scuola di poter prendere una decisione in autonomia rispettando tutte le sensibilità anche più lontane. Al “Corriere della Sera” il preside del liceo Arnaldi nel VI Municipio sottolinea come la scelta del suo istituto di mantenere il crocifisso appeso in classe non ha creato alcuna difficoltà né isterie nelle famiglie non cattoliche: il dirigente scolastico dell’Acquaroni rispetta la risoluzione del Municipio ma spiega di non voler proseguire con l’iter, in pieno rispetto e libertà. Apporre un crocifisso è un segno di fede ma anche di cultura e appartenenza, l’esatto opposto di uno strumento politico per “offendere”: ragionare con buon senso e senza “tifoserie” sarebbe il primo passo per un sano dialogo, anche su temi complessi la multiculturalità.