Il crocifisso non può essere imposto, per volere di un sindaco, negli uffici o nei luoghi pubblici. Queste le conclusioni a cui è giunto il Consiglio di Stato, dopo 14 anni da un esposto presentato dall’Unione Atei e agnostici razionalistici, nei confronti del sindaco del comune sardo di Mandas. Un caso che in tutti questi anni ha portato a diversi gradi di giudizio, che hanno sempre dato ragione al sindaco.
Differentemente, invece, il Consiglio di Stato ritiene che l’obbligo di esporre il crocifisso negli uffici pubblici non sia legittimo, specialmente se fatto con un ordinanza urgente da parte di un sindaco. Proprio l’urgenza è stata la ragione per cui il Consiglio di Stato ha rigettato l’ordinanza, ricordando che un sindaco può adottare misure straordinarie sono in virtù di urgenze di tipo sanitario, per situazioni di degrado o incuria del territorio o per l’eliminazione dei pericoli seri all’ordine pubblico. Il crocifisso imposto negli uffici pubblici, come voleva il sindaco di Mandas, non rientra, secondo il Consiglio, “neppure indirettamente” nei presupposti dell’esercizio del potere del Primo cittadino.
Consiglio di Stato: “Un sindaco non può imporre il crocifisso negli uffici pubblici”
Insomma, per il Consiglio non vi erano (14 anni fa) i presupposti per imporre il crocifisso negli uffici pubblici. All’epoca, infatti, il sindaco di Mandas dispose una mula da 500 euro per chiunque avesse rifiutato di esporre il simbolo sacro, al fine di, disse, “preservare le attuali tradizioni ovvero mantenere negli edifici pubblici di questo comune la presenza del Crocifisso quale simbolo fondamentale dei valori civili e culturali del nostro paese”.
Per la sentenza, che ha stravolto la pronuncia del Tar che diede ragione al sindaco, per definire l’applicazione dell’imposizione del crocifisso negli uffici pubblici si è appellata a due precedenti. Il primo è del 2011, da parte della Cedu, che definì l’esposizione del simbolo sacro incompatibile con le accuse di indottrinamento e danneggiamento della libertà di pensiero. La seconda, invece, è da parte della Cassazione, del 2021, e riguarda proprio il crocifisso negli uffici pubblici, precisamente a scuola. Secondo la corte, infatti, è la singola sede istituzionale a decidere se esporre o meno il simbolo sacro, interpellando tutti i dipendenti che vi lavorano.