Se nell’ultimo trimestre i prezzi dovessero salire in media del 3%, i consumi delle famiglie calerebbero di 2,7 miliardi, cifra che potrebbe anche raddoppiare (5,3 miliardi in meno) nell’ipotesi «considerata non tanto irrealistica di un’inflazione al 4%». L’allarme arriva da Confcommercio, che teme un impatto negativo soprattutto sugli acquisti di Natale, un pericolo enorme per il settore del commercio, visto che a dicembre le famiglie spendono ben 110 miliardi di consumi sui 900 totali. E proprio nel periodo natalizio si concentra l’11,6% delle spese degli italiani per l’abbigliamento, il 13% di quelle relative agli elettrodomestici, il 12,3% per informatica e tlc. Non solo: la gelata natalizia rischia di generare una frenata alla crescita nel 2022.
E’ un timore più che fondato, considerato anche il nodo dei rincari e della carenza di materie prime? Come scongiurarlo? E cosa può e deve fare il governo per sostenere la fiducia e il potere d’acquisto delle famiglie? Ne abbiamo parlato con Augusto Patrignani, presidente della Confcommercio della provincia di Forlì-Cesena, che batte con insistenza su un tasto: “Bisogna alleggerire la pressione fiscale su lavoro e imprese così da lasciare più soldi nelle tasche dei lavoratori”.
Sarà davvero un Natale a rischio?
Condivido in pieno l’appello del nostro presidente Sangalli: in effetti, il Natale un po’ a rischio lo è, perché ci sono rincari esagerati anche delle bollette e delle materie prime. Questi aumenti riducono il potere d’acquisto delle famiglie, incidendo sulla loro capacità di spesa nei consumi. E questo potrebbe diventare un serio problema, anche se ci auguriamo che non accada. Resta il fatto che siamo in un momento di possibile grande inflazione.
Quali spese soffriranno di più?
Nell’alimentare la penalizzazione, se si verificherà, sarà meno evidente. I più colpiti, purtroppo, risulteranno i negozi di vicinato nei nostri borghi e nei nostri centri storici. Non a caso stiamo portando avanti una campagna di sensibilizzazione a favore di questi esercenti, a mio avviso l’unico modo per sostenere il territorio e le micro-attività. Dopo i lockdown non è certo questo il momento per intaccare la capacità di spesa delle famiglie.
Questo calo dei consumi che impatti avrà sulle attività del commercio? Potrebbe pesare su un 2021 che stava dando segnali di ripresa incoraggianti?
Potrebbe pesare, certo, perché l’inflazione da caro-servizi e da costi delle materie prime potrebbe andare a incidere su uno dei momenti chiave, il periodo natalizio, per i commercianti e per i loro bilanci annuali.
Sarà anche un Natale “al buio”, con meno luminarie e una ridotta illuminazione natalizia nei negozi e nelle vie dello shopping delle varie città italiane?
No, questo non succederà. Le luminarie sono già state installate, anche se non ancora accese. Sul Natale il commercio investe sempre molto e continuerà a farlo, anche se siamo in una fase molto delicata.
Rischiamo di avere un Natale con gli scaffali più vuoti rispetto agli anni precedenti?
Il nodo materie prime non è affatto da sottovalutare. Mi auguro che non si verifichi la “tempesta perfetta”: rincari dei prodotti e dei servizi abbinati alla scarsità delle commodities. Finora abbiamo raccolto segnali allarmanti sugli aumenti di prezzo, ma non sulla carenza dei prodotti.
Ci saranno ricadute negative sul turismo?
Il turismo, dopo un’ottima stagione balneare, non incorrerà in grossi problemi. Con la pandemia gli italiani vanno meno all’estero e quindi, se vanno in vacanza, rimangono in Italia. Ma anche qui vale lo stesso discorso: bisogna evitare che i lavoratori abbiano meno soldi in tasca.
L’aumento dei prezzi dei carburanti complica il quadro e le prospettive? Come si può intervenire per calmierarli?
Anche sul rincaro dei carburanti dovrebbe intervenire lo Stato, perché la tassazione sulla benzina è a livelli folli. Bisogna dare un taglio al passato e alla giungla delle accise, mettendo in campo un nuovo regime fiscale. I carburanti potrebbero costare molto meno.
L’allarme rincari è stato lanciato mesi fa. Si è aspettato troppo a intervenire o si poteva fare qualcosa anche prima per prevenire questi aumenti?
La politica ha in mano molte leve e può sempre manovrarle meglio di quel che sta facendo. In una congiuntura così complessa e difficile è positivo il fatto che arriveranno con il Pnrr molte risorse, ma sicuramente si sarebbe potuto mettere già mano a molte di quelle situazioni svantaggiose che lasciano il paese in affanno, a partire dalle tasse, non solo sulle imprese, ma anche sul lavoro. Bisogna lasciare più soldi ai cittadini che lavorano e alle imprese che investono, producono e distribuiscono ricchezza. Altrimenti continueremo a strangolare il mondo del lavoro e tutto diventerà sempre più insostenibile.
A proposito di Pnrr, i miliardi in arrivo dalla Ue possono essere utili per rilanciare i consumi?
Sì, bisognerebbe utilizzare subito i fondi del Pnrr per cercare di tagliare la tassazione sul lavoro: potrebbe essere la via maestra per far sì che rimangano più soldi nelle tasche dei cittadini. Altre leve immediate non ne vedo.
C’è il rischio di un rallentamento della crescita del paese?
E’ proprio questo un altro dei problemi cui potremmo andare incontro. I fondi del Pnrr sono cospicui, ma una buona parte andrà restituita e potremo farlo solo se ci sarà sviluppo nel paese. Per questo bisogna far sì che le imprese possano fare più fatturato e creare più occupazione. L’imperativo urgente è abbassare la pressione fiscale.
Cosa vi aspettate nel 2022?
Se non ci sarà una manovra che sappia evitare un rallentamento dei consumi, la crescita potrebbe essere ben minore di quella che tutti ci aspettiamo. Molto dipenderà da quel che il governo riuscirà a fare con la Legge di bilancio 2022.
Dalla lettura della manovra che il governo ha già approvato, ma che dovrà passare al vaglio del Parlamento, si può dire che abbiamo imboccato la strada giusta?
Le prime bozze della manovra non lasciano intravvedere che abbiamo preso con decisione la direzione giusta. Aspettiamo la versione definitiva, però vediamo delle misure troppo tiepide rispetto a quello di cui il paese ha bisogno. L’Italia ha bisogno di una cura da cavallo, abbiamo invece l’impressione che le stiamo somministrando ancora un’aspirina.
Dove sta la maggiore timidezza del governo?
Sulla riforma del fisco, che è stato il problema dei problemi degli ultimi decenni. La aspettiamo da troppo tempo, ma deve essere una riforma fiscale migliore di quella che si prospetta. Il punto è sempre quello: è necessario al più presto alleggerire la tassazione sul lavoro e sulle imprese.
(Marco Biscella)
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