Prosegue la pioggia di vendite sui mercati cominciata nella seconda metà della scorsa settimana e acuitasi venerdì, dopo la diffusione del dato sull’occupazione negli Stati Uniti. Ad aver portato i listini in rosso sarebbero principalmente i timori di una recessione in quella che resta l’economia numero uno al mondo. Secondo Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano, «stiamo osservando un movimento dei mercati, e quindi delle aspettative degli investitori, che se dovesse proseguire nei prossimi giorni non potrebbe non riportarci con la mente alle ultime settimane del 2021».



Cosa accadde allora?

Ci fu un calo, non così ampio come quello attuale, ma che è proseguito determinando un trend discendente che, complice anche l’inizio della guerra in Ucraina, fece sì che alla fine del 2022 non si riuscirono a recuperare i livelli dell’anno precedente. Ci furono in ogni caso provvedimenti da parte del Governo americano molto importanti, tra cui anche l’Inflation Reduction Act, per evitare ripercussioni più pesanti per l’economia.



Si parla di timori di una recessione negli Stati Uniti, eppure il dato relativo al secondo trimestre testimonia una crescita del Pil del 2,8%

In effetti sembra paradossale. E lo è ancora di più il fatto che le vendite siano aumentate dopo la diffusione del dato sull’occupazione negli Stati Uniti che di per sé non era negativo. Infatti, nel settore non agricolo a luglio sono stati creati 114.000 nuovi posti di lavoro. Dunque, l’occupazione americana continua a crescere. Il “problema” è che il dato è stato inferiore alle attese (+175.000). Presumo che il clima di aspettative abbia ritenuto che quel dato potesse essere la goccia pretestuosa per far traboccare il vaso, portando tutti a vendere sui mercati.



Dunque, i mercati stanno agendo in modo irrazionale?

È come un movimento sismico: non dobbiamo cercare delle motivazioni razionali se non il fatto che sui mercati si è ritenuto che la Borsa non sarebbe potuta salire ancora. L’unica interpretazione che riesco a trovare è un accumularsi di movimenti speculativi e una certa attitudine, soprattutto nelle fasi rialziste prolungate, a ritenere non sufficienti dati comunque positivi.

È stato detto che il calo è stato dovuto anche a trimestrali Usa deludenti, dai titoli dell’automotive a quelli tecnologici. Cosa ne pensa?

Negli Stati Uniti in effetti basta poco per deludere gli investitori e portarli a vendere i propri titoli. Potrebbe essere che questo movimento al ribasso tenda ad autoalimentarsi. Per cui potrebbe crescere anche la tendenza a liquidare i propri investimenti per evitare di passare da una posizione di profitto a una di perdita. Quello che accade nel giro di una settimana, però, temo che non si potrà recuperare in tempi brevi. Anche perché agosto è storicamente un mese “traditore”: basta poco per causare scossoni.

In effetti, i volumi sono più bassi e quindi basta poco per amplificare un movimento al rialzo o al ribasso…

Sì, il problema è che si sta creando una situazione che speriamo resti sotto controllo. Anche perché le conseguenze dei ribassi non si fermano agli Stati Uniti, ma riguardano anche il resto del mondo. Asia ed Europa, infatti, hanno investimenti in dollari e in obbligazioni americane. Più ci penso, più mi viene in mente un termine che forse non si dovrebbe usare.

Quale?

Bolla. Probabilmente, come ipotizzavo poc’anzi, si riteneva che le quotazioni non potessero salire oltre una certa soglia e, dunque, non poteva che esserci all’orizzonte una discesa. Non posso non pensare che questa caduta delle quotazioni sia genuinamente speculativa. Sarà interessante monitorare l’andamento del settore immobiliare, perché i segnali di recessione si vedono anche quando le famiglie non riescono a permettersi una casa perché i prezzi sono troppo alti.

Se le cose dovessero mettersi male e i cali proseguire, chi potrebbe intervenire, considerando anche che mancano tre mesi alle elezioni presidenziali?

Un intervento potrebbe rendersi necessario, ma difficilmente potrebbe essere l’Amministrazione Biden a fare qualcosa. Non resterebbe che la Fed, da cui però già gli investitori si attendono un taglio dei tassi il mese prossimo. Non penso si possa escludere che proprio la consapevolezza negli investitori di non aver certezze su chi potrebbe intervenire in caso di problemi seri abbia contribuito ad alimentare le vendite in questi giorni.

(Lorenzo Torrisi)

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