“C’è una decisione che il governo può prendere subito per aiutare tutte le imprese italiane: congelare almeno fino a giugno tutti i pagamenti in F24. Imposte, tasse, contributi previdenziali: tutto. Il primo impatto dell’emergenza coronavirus sulle aziende sarà una crisi tendenziale di liquidità: prodotti non consegnati – soprattutto all’estero – con ricavi non fatturati o non pagati, stipendi e fornitori da pagare. E’ qui che lo Stato può, anzi, deve intervenire subito”. Massimo Carboniero, presidente dell’Ucimu, parla da Omera, la sua azienda di Chiuppano, nel’Alto Vicentino. La voce è calma anche se traspare tutta la preoccupazione del momento: soprattutto – dice – “per la manifattura italiana che non può fermarsi, perché se si ferma collassa l’Italia”.
Dottor Carboniero, sull’allarmismo-coronavirus l’Italia si è spaccata. Quale idea s’è fatto del rischio sanitario?
Conosco la virologa Ilaria Capua e mi fido delle sue analisi e raccomandazioni. Il coronavirus è una minaccia più grave di una normale influenza, ma non impossibile da affrontare. Trovo per questo razionali tutte le misure volte a stroncare il più possibile alla radice il contagio. Mi sforzo, da cittadino, di resistere come tutti, alla pressione delle ondate di panico.
E da imprenditore quali rischi vede e quali sono le preoccupazioni più pressanti?
Non ho timore a dire che da quando siamo in emergenza alcuni clienti – esteri e ora anche italiani – hanno rinviato le visite per il collaudo e il ritiro di macchine pronte. E attorno all’Italia si stanno rapidamente alzando anche barriere all’uscita: io stesso non sono certo di poter raggiungere a breve la sede di una controllata del mio gruppo in Germania. Eppure nella provincia in cui io vivo e opera la mia azienda sono stati registrati solo tre casi positivi. Ma per il mondo siamo “appestati”. E quello che mi preoccupa di più è la prospettiva di avere sì ordini in portafoglio, ma ritrovandomi privo delle condizioni per metterli in produzione. Ed è un assillo, quello dell’avvitamento sui mercati internazionali, che so di condividere con decine e forse centinaia di migliaia di aziende italiane.
Perché la manifattura italiana rischia la paralisi da coronavirus?
Purtroppo è una dinamica semplice: se non possiamo più promuovere e vendere i nostri prodotti all’estero o se il rinvio delle consegne ritarda “sine die” la fatturazione e l’incasso, come possiamo immaginare che le nostre gestioni reggano a lungo la crisi di liquidità in arrivo? Come posso, anzitutto, pagare i miei dipendenti perché continuino la produzione? Non voglio neppure immaginare la situazione di un’impresa costretta a ricorrere alla cassa integrazione quando ha ordini da mettere in produzione. Un’azienda industriale non può andare in quarantena e riaprire come se nulla fosse dopo settimane o mesi.
Com’è possibile aiutare il settore manifatturiero italiano su questa linea di fronte?
Io vedo una via semplice, diretta, realizzabile subito e con impatto immediato. Il governo annunci che sono congelati tutti i pagamenti dovuti dalle imprese in F24. Tutte le scadenze fiscali contributive: almeno fino a giugno, sperando che per allora la situazione sia almeno stabilizzata. Poi non vedo difficoltà di principio – da parte delle amministrazioni interessate – a recuperare i pagamenti congelati attraverso piani di ratealizzazione.
Potrebbero essere coinvolte anche le banche?
Il sistema bancario nazionale sta registrando al momento alte giacenze di liquidità nei conti correnti e di deposito e un’esposizione relativamente contenuta nel credito alle imprese. L’emergenza coronavirus sta certamente aggredendo anche gli intermediari finanziari, però inviterei le banche a valutare ogni spazio per la creazione di ossigeno a favore delle imprese loro clienti: ad esempio, facilitandoli sulle scadenze più importanti, anzitutto per i mutui legati a piani d’investimento pluriennali.
In vista della prima manovra di contrasto all’emergenza, il ministro Patuanelli ha preannunciato un più forte impegno nel piano “Transizione 4.0”, in particolare la sua formale estensione triennale.
Vedremo. Sarebbe certamente un segnale importante. I suggerimenti dell’Ucimu prima della manovra 2020 e le nostre osservazioni alla legge di Bilancio approvata sono ancora validi sul tavolo del Mise.
(Antonio Quaglio)