“La crisi demografica del Paese mette a rischio le risorse per le pensioni ed è una minaccia per l’intero Paese”: sulla base di queste argomentazioni, che sembrano scritte per l’Italia, il primo ministro della Grecia Kyriakos Mitsotakis ha lanciato un piano per la natalità da qui al 2035, impegnandosi ad investire 20 miliardi di euro sulla natalità, attraverso sostegni economici e agevolazioni fiscali.



La cifra è indicata dal National Demographic Action Plan (Piano di intervento nazionale demografico), approvato dal governo greco ad inizio ottobre 2024 e include, conviene ricordarlo, anche quanto già investito a partire dal 2019, anno in cui è entrato in carica l’attuale governo (a guida di Nuova Democrazia, partito di centro-destra, che aderisce in Europa al Partito Popolare Europeo).



Va detto che solo oggi la Grecia esce da un periodo storico drammatico, dopo la crisi del 2009-2011, con crollo dell’economia, povertà diffusa e prolungata, amministrazione e scelte politico-economiche nazionali controllate dalla troika europea, e forti movimenti migratori verso l’estero, soprattutto delle persone più attrezzate. Solo oggi sembra avviarsi un certo miglioramento complessivo, dopo l’ulteriore shock della pandemia, ma anche con il nuovo sostegno dei fondi Next Generation UE (il nostro PNRR). E così un Paese che ha sfiorato il default sceglie oggi di “ripartire dalla natalità”, e quindi dalle famiglie.



Commentiamo questa interessante notizia su due soli elementi, tra i tanti che meriterebbero attenzione: la durata dell’investimento e la sua consistenza reale, che sono due criteri con cui si dovrebbe valutare anche in Italia ogni annuncio ed impegno di politica familiare o di sostegno alla natalità.

Rispetto alla durata dell’impegno (fino al 2035), questa scelta è sicuramente virtuosa, e da meditare anche per l’Italia, e ne costituisce un elemento decisivo: impegnare un investimento permanente a sostegno della natalità fino al 2035 significa aver capito – non solo a parole – che la demografia ha tempi lunghi, e che le famiglie stesse, e soprattutto i potenziali genitori, hanno bisogno di scenari stabili, di risorse e di sostegni che durano nel tempo. Anche in Grecia, come già in Italia, una giovane coppia che vuole mettere al mondo un figlio si impegna per almeno 25 anni, e ha quindi bisogno di politiche affidabili, in tutti questi anni. Quali misure di politica sociale e familiare in Italia hanno l’orizzonte del 2035?

Dal punto di vista della quantità di risorse impegnate, è utile un rapido confronto di numeri con l’Italia, per contestualizzare queste cifre. Primo dato: il Pil della Grecia è pari a circa 200 miliardi di euro (211 nel 2023); quindi più o meno un decimo di quello dell’Italia (2.003 nello stesso anno). Quindi, se l’Italia volesse investire sulla natalità un’analoga quota di Pil, dovrebbe impegnare per le politiche della natalità 200 miliardi (duecento!) da qui al 2035. Non sarebbe male, come risultato…

Ovviamente vale la pena ricordare che queste cifre vanno ripartite sull’intero periodo: in Grecia il dato comprende gli impegni dal 2019 al 2035, sono 17 anni, quindi quasi un miliardo e 200 milioni all’anno (circa lo 0,5% del Pil: non male, solo sulla natalità!). Inoltre queste risorse sono garantite per tutti gli anni a venire, fino al 2035. Per l’Italia, sempre moltiplicando per dieci (per le proporzioni del Pil), si arriva ad una cifra di 10 miliardi l’anno, che dovrebbero essere investiti in modo mirato sulla promozione della natalità, ogni anno fino al 2035.

Ovviamente queste risorse non vanno confuse con le altre politiche per la famiglia, ma vanno considerate come spese mirate per un obiettivo specifico, la ripresa della natalità, in sintonia anche con la logica delle risorse straordinarie del PNRR, che vincolano le risorse ad obiettivi e tempi ben precisi, misurabili e specifici. Non si possono confondere quindi, ad esempio, con le altre politiche familiari già presenti (come il nostro assegno unico, che pure vale più di 20 miliardi annui, o con le misure già presenti in Grecia).

In altre parole la domanda vera, per il nostro Paese, dovrebbe essere: quante risorse vogliamo investire, in modo permanente, nei prossimi decenni, per sostenere e far ripartire la natalità? In Grecia hanno risposto con un piano consistente fino al 2035: in Italia attendiamo ancora.

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