DENATALITÀ ALLE STELLE NEL 2023: I DATI E I PRIMI INTERVENTI DEL GOVERNO
I dati usciti prima di Pasqua dall’ultima ricerca Istat sugli indicatori demografici dell’anno 2023 sono stati traumatici: la denatalità in Italia è alle stelle dato che i nati residenti nel nostro Paese lo scorso anno sono solo 379mila, in sostanza solo 6,4 per mille (era 6,7 nel 2022). Sei bimbi nati ogni 1000 abitanti significa che il crollo delle nascite in Italia si avvicina al minimo storico del 1995, oltre che è ormai dal 2008 che non si assiste ad un aumento di bimbi in culla nel nostro Paese. Non da oggi il Governo Meloni è al lavoro per studiare misure e “rimedi” atti a incentivare le famiglie italiane a “scommettere” sul futuro con nuovi figli, ma la strada resta molto lunga e quasi tutto ancora deve essere fatto.
La revisione dell’ISEE per riformare il sistema welfare nostrano è una di queste ipotesi lanciate dal Governo, così come il trovare maggiori risorse per l’Assegno Unico del prossimo anno: secondo le fonti del “Messaggero” a Palazzo Chigi, allo studio vi sarebbe ulteriori incentivi rispetti a quelli già concessi su asili nido e decontribuzione anche se il “nodo Superbonus” con il “mare” di risorse spese in questi anni è una gravosa zavorra in tal senso. 2,5 miliardi spesi per contrastare la denatalità da quando si è insediata Giorgia Meloni al Governo (e Giancarlo Giorgetti al MEF) sono un primo risultato ma nulla è ancora risolto: «i dati Istat sul calo della natalità sono l’effetto del protratto disimpegno della politica su questo fronte», denuncia il capogruppo FdI alla Camera, Tommaso Foti. La lista di misure da irrobustire e rilanciare è lunga, partendo dai bonus nei agli sgravi contributivi per le assunzioni di madri, fino ai bonus per le famiglie numerose: si cerca ora di allargare la platea dei riceventi l’Assegno Unico, l’incremento dei congedi parentali e un ampliamento del bonus bebè, ovvero la «decontribuzione fino a 3mila euro all’anno per le madri dipendenti a tempo indeterminato con tre figli fino al diciottesimo anno di età del più piccolo e la decontribuzione fino a 3mila euro annui (valida nel 2024) per le madri dipendenti a tempo indeterminato con due figli fino al decimo anno di età del più piccolo», si legge sul “Messaggero”.
DE PALO, BLANGIARDO E GIANAROLI: ALCUNI SPUNTI PER CONTRASTARE LA DENATALITÀ
Insomma, la direzione del Governo è quella di aumentare il più possibile il “tesoretto” nella prossima Manovra di Bilancio per rilanciare il contrasto alla denatalità, ma oltre a quanto la politica può già fare emergono diverse altre “ricette” giunte in questi giorni di analisi sui dati choc dell’Istat. Per l’economista ed esperto di previdenza, Alberto Brambilla, un tema può essere quello di aggiustare le pensioni con un’uscita più “ritardata” per rilanciare il welfare e proteggere l’Italia che invecchia sempre più. Secondo l’ex presente Istat Gian Carlo Blangiardo, intervistato oggi dal “Mattino”, serve riconquistare la “crescita zero”: «Guardiamo con favore a quegli stranieri che prendono la residenza in Italia perché hanno portato un flusso positivo di 274mila persone. E sottolineo anche i 200mila residenti stranieri diventati nel 2023 nuovi cittadini. È un processo che crea le basi dell’Italia del futuro».
L’equilibrio nazionale però, specie al Sud dove il crollo della natalità è ancora più pesante, resta ancora un miraggio: «Da demografo mi sto convincendo che c’è poco da fare. Sia chiaro, va fatto ogni sforzo per incidere sui costi e per favorire la conciliazione dei tempi di vita ma siamo di fronte a scelte individuali e se manca la fiducia verso il futuro viene meno la spinta a procreare, cade la cultura di quanto sia bello avere figli e nipoti. Si vive come se si fosse quasi immortali», sottolinea Blangiardo che mette in allerta sul rischio “deserto” che corriamo tutti da qui ai prossimi decenni se non si inverte la rotta anche culturale.
Secondo il presidente della Fondazione per la natalità (ed ex responsabile del Forum delle Famiglie, nonché anima degli Stati Generali sulla Natalità), Gigi de Palo, la politica deve muoversi al più presto per aiutare le famiglie italiane: «Se non ci saranno più nascite, viene a mancare il pilastro centrale della Dottrina sociale della Chiesa che è la persona umana. Senza persone , stiamo perdendo la speranza. Il Papa diceva che la cartina di tornasole della speranza di un popolo è la nascita di un figlio, noi questa speranza non ce l’abbiamo più». Ad oggi i rimedi proposti dallo Stato non stanno convincendo, aggiunge De Palo intervistato da AgenSIR nei giorni della Santa Pasqua: «noi, mamme e papà, facciamo da pungolo con momenti di riflessione, ma la politica si deve svegliare e trasformare questi momenti di riflessione – dove noi facciamo anche proposte – in concretezza».
Da ultimo, il fronte scientifico interviene nel dibattito sulla denatalità con un’ultima proposta – sebbene controversa sul fronte etico-morale – lanciata Luca Gianaroli, specialista in Ginecologia e ostetricia, direttore scientifico di Sismer (Società italiana di studi di medicina della riproduzione): «la conservazione degli ovociti può aiutare a combattere la denatalità», serve però fin da subito «Rendere più accessibile la procreazione medicalmente assistita». Secondo il professor Gianaroli, raggiunto dal QN, per i problemi attuali della denatalità l’attuale legge 40 sarebbe «una legge obsoleta per la quale dopo due decenni paghiamo ancora il prezzo di un disallineamento completo rispetto alla scienza, alla cultura a livello europeo e a livello mondiale. Non c’è la pretesa che chi non vuole figli li faccia, ma che chi li vuole e per problemi di fertilità non ci riesce, possa contare sull’aiuto della medicina».