In una lunga intervista al Foglio di Giulio Meotti, parla a 360° gradi Rémi Brague, filosofo medievalista francese e tra le menti più illuminate e “controcorrente” della cultura europea contemporanea: il Covid, il crollo delle nascite e la “filosofia secolarizzata” che fa della morte e della vita sospesa il nuovo ‘Dio’. Di tutto questo e di molto altro Brague ‘intrattiene’ il pubblico ‘fogliante’ con spunti davvero eminenti: «Questa pandemia è l’occasione per un esame di coscienza», spiega il filosofo francese più volte intervenuto negli scorsi mesi per contestare il “pensiero unico” che faceva della pandemia un occasione di ristabilire il dominio della scienza e della tecnica sull’umana libertà. Per il pensatore una delle crisi più gravi al momento davanti a tutti è quella di chi ha guidato questa pandemia: «Hanno detto tutto e il contrario di tutto; gli esperti, veri o autoproclamatisi tali, combattevano come straccivendoli».



Per Rémi Brague le conseguenze della pandemia saranno gravissime: «Un’epidemia uccide, un crollo della natalità impedisce di nascere. Il risultato è lo stesso…». Dalla smaterializzazione della società fino allo svuotamento della bioetica, di tante e troppe cose il “Covid” (o meglio, la gestione del Covid) ha provocato in un solo anno di pandemia: «Un mondo, o meglio una società umana, senza morale, è davvero difficilmente possibile. Occorrono regole per consentire la pace attraverso la giustizia. Ma possiamo chiederci se non è la riduzione alla moralità di questioni che vanno sotto il nome di ‘bioetica’, cioè relative alla sessualità e alla riproduzione, a trasformare necessariamente la morale nel suo opposto, l’immoralità».



IL COVID, LA NASCITA E IL NUOVO DIO

La chiacchierata tra Meotti e Brague prosegue sui toni devastanti del “nuovo Dio” dell’Europa e dell’Occidente, ovvero la morte: «l’abbiamo cancellata, l’abbiamo normalizzata con l’abito on demand. Se Dio è morto, la morte è Dio». In questo senso, preoccupante per il filosofo francese è la situazione attorno alla Chiesa e alla fede cristiana, unico vero baluardo contro quel concetto di “vita sospesa” sperimentato troppo spesso in questi mesi di coronavirus: «Ci sono persone che sognano di vedere la fede diventare invisibile, abbandonare tutto ciò che riguarda il dominio pubblico, rifugiarsi nel dominio privato o persino nel cervello dei soli credenti. Non andare in chiesa per la messa domenicale sta facendo il loro gioco». I problemi sono diversi ma come si suol dire all’inferno non si va se non a piccoli passi: o, per dirla alla Brague, «Il mondo non cade a pezzi all’improvviso e rumorosamente, ma facciamo un altro passo verso la morte». Il nichilismo avanza e non è più solo un mero “concetto” culturale o filosofico: «Stiamo cominciando a renderci conto che i problemi reali, attraverso tutta una serie di mediazioni economiche, sociali, politiche, sono in definitiva di natura metafisica. Si tratta di essere e non essere, queste due parole vengono prese nel loro significato più banale, in questo caso l’esistenza o la scomparsa della specie umana. Il nichilismo era fino a poco tempo fa un gioco per intellettuali stanchi che cercavano un brivido. Diventa una realtà molto concreta».

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