Due studi recenti, pubblicati sulla celebre rivista scientifica Nature, hanno rilevato un legame stretto tra il cromosoma Y e il cancro. La perdita del cromosoma caratterizzante il sesso maschile (assente nelle donne), infatti, è stata associata ad una maggiore insorgenza di tumori di vario tipo, ma specialmente quelli che colpiscono la vescica. Non c’è ancora una spiegazione concreta al perché, con l’avanzare dell’età, gli uomini tendano a perdere il cromosoma Y, ma ora è sicuramente provato che questa particolare condizione li espone anche ad un maggiore rischio di cancro. C’è, però, una (parzialmente) buona notizia, ovvero i tumori che si sviluppano in uomini privi della Y sono più facili da trattare e da combattere.
Cromosoma Y e cancro: cosa dicono gli studi
A condurre gli studi sul cromosoma Y e il cancro sono stati un gruppo di ricercatori americani dell’Anderson Cancer Center dell’Università del Texas ed un gruppo del Cedars-Sinai Cancer in California che sarebbero giunti, senza collaborare tra loro, più o meno alle stesse conclusioni. Il primo studio, infatti, ha rilevato come il tumore al colon-retto sia più aggressivo negli uomini a causa della mutazione di un gene (KRAS) causata dall’iperattivazione di un altro gene (KDM5D), prodotto dalla Y.
Il secondo studio, invece, avrebbe proprio approfondito il legame tra il cromosoma Y e il cancro, scoprendo che il primo funziona da protettore all’interno del sistema immunitario maschile. Tuttavia, con l’invecchiamento (circostanza che colpisce il 40% dei 70enni) e con determinate patologie gli uomini possono “perdere” o, meglio, smettere di produrre il cromosoma maschile, causa di tutta una serie di problematiche. Tra queste, in assenza del cromosoma Y, gli uomini rischiano anche di incappare più facilmente nel cancro alla vescica. Infatti, senza il cromosoma, il sistema immunitario produce meno linfociti T, utili a combattere i tumori, che riescono ad aggredire più rapidamente gli organi. Tuttavia, trattandosi di tumori privi del cromosoma Y, sono anche più sensibili agli inibitori dei checkpoint immunitari, rendendone il trattamento (se presi per tempo) più semplice e rapido, senza l’obbligo di asportare la vescica.