Alcol: 740 mila i minori italiani tra gli 11 e i 17 anni che manifestano consumi “a rischio”: 470.000 i ragazzi e 270.000 le ragazze. Su 100 individui maschi che abusano 7 sono minori, mentre nel gruppo femminile le minorenni con consumi problematici salgono a 13 su 100. Lo ha riportato, in apertura della Prima Conferenza Nazionale Alcol a Roma [leggi qui], Emanuele Scafato, il direttore dell’Osservatorio Nazionale Alcol. Non solo: un ragazzo su cinque al di sotto dei 15 anni abusa di alcol mentre lo fanno quattordici giovani su cento sotto i 17 anni. Cosa bevono? Birra, vino, breezer, aperitivi alcolici, superalcolici. Dove bevono? Ovunque è possibile: fuori dai bar, nelle discoteche, ma anche davanti ai supermercati in cui ormai è possibile acquistare liberamente alcopops. E soprattutto: come bevono? Lo ha già spiegato un allarme dato lo scorso aprile dall’Istat nella relazione L’uso e l’abuso di alcol in Italia 2007 [leggi qui]: il consumo di alcol nel nostro Paese, per tradizione piuttosto moderato, ha iniziato a manifestare da una decina di anni alcuni gravi fenomeni come la diffusione del consumo precoce di alcolici tra i ragazzi di 11-15 anni (underage drinking), la forte crescita di consumo di alcolici fuori pasto tra gli adolescenti, e l’adozione di modelli di consumo molto rischiosi, provenienti dal Nord Europa, come il binge drinking in cui si beve episodicamente una quantità smoderata di alcol con l’intenzione esplicita di ubriacarsi.



Questi dati destano particolare preoccupazione soprattutto per le gravi conseguenze riportate dall’organismo degli adolescenti a causa di questi abusi. L’alcol infatti è una sostanza assolutamente estranea e inutile al funzionamento dell’organismo umano: per questo risulta estremamente aggressiva per le cellule di tutti gli organi vitali (la cirrosi epatica sta crescendo a velocità allarmante presso i giovani in tutta l’Unione europea); gli adolescenti, inoltre, sono più danneggiati degli adulti dalla tossicità dell’etanolo: dato che l’alcol viene “digerito” dal fegato grazie all’opera di enzimi epatici e che il corpo umano non possiede ancora tali enzimi fino circa ai 20 anni, ciò significa che l’etanolo, non ridotto in sostanze più tollerabili, continua a circolare per più tempo, e in maggiore quantità, in modo decisamente nocivo nell’organismo in crescita dell’adolescente: il cervello, ad esempio, si trova sottoposto a un’interferenza che può minarne il normale sviluppo. Si comprende perciò l’effetto devastante del binge drinking in queste fasce d’età: durante ogni ubriacatura l’alcol entra nel cervello distruggendo in modo irreversibile almeno 100.000 neuroni. Inoltre, proprio a causa delle differenze di sviluppo del cervello, gli adolescenti riescono a ingerire quantità di alcol ben più abbondanti degli adulti prima di sentirne gli effetti negativi: questo favorisce la tendenza irresponsabile o inconsapevole ad abusi, mentre l’etanolo svolge silenziosamente la sua azione distruttiva. Infine, i pericoli aumentano ulteriormente quando a bere sono le ragazze: il corpo femminile è più esposto ai danni dell’alcol in quanto in esso la dotazione enzimatica capace di metabolizzarlo è la metà di quella del corpo maschile e perché la donna ha minore massa corporea e quantità di liquidi nell’organismo: nel momento in cui una ragazza assume alcol esso si diluisce di meno, la concentrazione dell’etanolo in circolo è maggiore e gli organi rimangono in contatto con le molecole tossiche per più tempo con danni più severi (si veda Donna e alcol. Alcol: sei sicura? Il libretto per conoscere e non rischiare, un opuscolo che le madri possono leggere con le figlie: il libretto può essere scaricato dal sito www.iss.it/ofad/). È poi un dato certo: i giovani che iniziano a bere prima dei 15 anni corrono il rischio quattro volte maggiore di diventare alcolizzati rispetto a quelli che iniziano a 21 anni.



Che fare? Le proposte più innovative sono state recentemente fornite dal Substance Abuse and Mental Health Services Administration [leggi qui]:

A) aumentare il prezzo degli alcolici ed eliminare l’accessibilità e la disponibilità dell’alcol ai giovani: spesso prima di tutte le interpretazioni psico-socio va anteposta la realtà: i ragazzi bevono semplicemente perché  gli adulti glielo consentono, basta fare un giro ogni sera nei bar per constatare la violazione sistematica delle leggi a riguardo;

B) impedire che consumino alcol almeno fino ai 21 anni, età in cui il cervello ha terminato il suo sviluppo;



C) stabilire leggi e sanzioni molto severe sia per chi compra che per chi vende;

D) fornire a chi vende alcolici competenze specifiche sulla pericolosità dell’alcol nei giovani e strumenti per operare rigorosamente il controllo della età dei consumatori;

E) assicurare ai genitori le informazioni adeguate sui rischi cui vanno incontro gli adolescenti che consumano alcol o ne abusano;

F) riorientare verso la responsabilità l’atteggiamento liberale che alcuni genitori hanno circa l’uso di alcol da parte dei figli: il 71% dei minorenni consuma gli alcolici tra le mura domestiche, secondo un’indagine del Dipartimento delle dipendenze dell’Asl di Varese del maggio 2008.

Alcune di queste strategie, dalla riduzione dell’accessibilità dell’alcol a quella dell’innalzamento dell’età legale per l’acquisto e il consumo di alcolici, sono ormai perseguite da diversi Paesi europei, come del resto consigliato dall’UE che suggerisce almeno di uniformare tutti i Paesi all’età minima di 18 anni. Mentre In Italia il tema è accompagnato dal silenzio (come del resto accade per tutte le sostanze psicoattive) c’è chi già fa di più: in Scozia, ad esempio, nel settembre 2008 una crescente epidemia di consumo giovanile di alcol, e di morti correlate, ha spinto il ministro Salmond a proporre l’aumento dell’età legale dai 18 ai 21 anni e nuove disposizioni sui prezzi dei drinks alcolici. L’obiettivo è ridurre una mortalità giovanile che è raddoppiata negli ultimi 15 anni, rendere più sana la comunità e più sicure le strade (Scotland mulls alcohol ban for under-21s, AFP, 3 settembre 2008). In Francia, dopo che l’Università di Nantes ha proibito le happy hours nelle aree circostanti l’istituto, a causa dell’annegamento nella Loira di due studenti che si erano ubriacati, è intervenuto il governo con un piano che prevede il divieto di vendita di alcuni superalcolici e l’aumento del prezzo di birre ad alto tasso alcolico nei locali notturni, nonché la proibizione di organizzare momenti di happy hours nei bar, riducendo così le occasioni di binge drinking. Di grande impatto, infine, la decisa campagna mediatica lanciata dal Ministero della Sanità in Spagna: questo Paese ha deciso di lottare contro l’alcol con una capillare strategia informativa e di prevenzione rivolta agli adolescenti e ai più giovani (dai 12 ai 18 anni), ai genitori, agli educatori e ai professionisti [leggi qui]. Anche per fare il punto su quanto (non) viene fatto in Italia, nonostante l’Organizzazione Mondiale della Sanità, di fronte al rischio che l’alcol rappresenta per i più giovani, abbia invitato tutti i Paesi del mondo a ridurre a quota zero il numero di adolescenti sotto i 15 anni che consumano alcol entro il 2010.