Un’intera commissione per decidere la “pericolosità” o meno dei giocattoli “Lego”. Qualcuno potrebbe pensare che si tratti delle dimensioni dei mattoncini facilmente ingoiabili dai bambini al di sotto dei tre anni, ma (purtroppo) non è così. In ballo c’è una preoccupazione etica. Pare infatti che gli omini con la faccia sempre sorridente e le mani a forma di chiave inglese siano ritenuti, in Svezia, troppo “sessisti”. La loro pubblicità infatti riguarda, stranamente, i maschietti quando si parla di fortini e castelli medioevali assediati e le femminucce quando ci sono in ballo camerette rosa invase da pony colorati e principessine. Una situazione che, secondo gli Svedesi, è dichiaratamente classista e discriminatoria. Ma c’è (per fortuna) anche chi non la pensa così.
Dottor Meluzzi, in Svezia un consiglio etico imposto alla Lego di evitare di fare confezioni prettamente sessiste, e di favorire immagini che possano coinvolgere i gusti di entrambi i generi che cosa gliene pare?
È una proposta del tutto diseducativa. Ritengo che la creazione dell’identità di genere sia una ricchezza della natura umana e quindi credo che il fatto che la natura sia composta di maschile e di femminile in termini non soltanto biologici, ma anche emotivi, simbolici e relazionali, sia soltanto una qualità non solo per gli esseri umani, ma anche per tutti gli esseri viventi.
In che cosa consiste la qualità nella differenza fra sessi?
Il fatto che la vita sia ancorata a un fenomeno complesso come la meiosi, cioè l’incontro tra gameti maschili e femminili, per aumentare la variabilità, l’imprevedibilità, la creatività e la libertà, rappresenta un passaggio evolutivo in avanti, un progresso. La natura ci ha voluti maschi e femmine con i diversi caratteri in tutte le specie viventi, salvo le amebe e i batteri. A meno che non si voglia che l’uomo regredisca allo stato di procariote, ritengo assurde tutte le azioni politically correct tese a cancellare una simile differenza. Assimilare i generi da un punto di vista simbolico, culturale e identitario è un’operazione pericolosa non solo perché produce la tendenza alla confusività, con tutto quello che ne consegue, ma anche perché mortifica una ricchezza fornitaci dalla vita stessa. Cercare di costruire un mondo in cui tutti devono giocare con le bambole o tutti con il meccano appare un tentativo utopistico e irrazionale.
Una simile impostazione ideologica potrebbe compromettere anche la naturale inclinazione sessuale?
Non è necessariamente detto perché può capitare che alcuni ragazzini giochino con le bambole o, viceversa, alcune bambine giochino con i soldatini, senza che questo significhi per forza un’inversione della polarità dei desideri sessuali.
Però il fatto che esistano riti “iniziatici” di maturità e di passaggio, declinati nell’uno e nell’altro sesso, è stato finora uno dei fattori di organizzazione del mondo. Un’organizzazione che non si può certo definire “sbagliata”!
Perché rispecchia l’organizzazione della natura?
Sicuramente, e in particolar modo nella sua funzione principale che è la trasmissione della vita.
Questa strana preoccupazione espressa dalla commissione svedese rispecchia in un certo senso il modello ormai diffuso, soprattutto a livello pubblicitario, della donna mascolinizzata e dell’uomo effeminato?
Sì. È come se fosse passata nel tempo, insinuandosi nei più impensati interstizi della società, una cultura dell’unisex per la quale le particolarità individuali debbano essere sacrificate a una specie di presunta idea di livellamento. L’importante è non fare emergere la caratteristica di nessun individuo perché ciò potrebbe far sentire altri individui oggetto di discriminazione. Questo avviene per il maschio e per la femmina, ma riguarda una lunga serie di analoghe circostanze. Sotto il giusto principio che impedisce qualsiasi forma di discriminazione si commettono azioni assurde, come quella in questione, che hanno come obiettivo l’omologazione, la massificazione delle persone.
Perché, a suo avviso, ha preso piede questa tendenza?
La causa è l’enorme confusione ideologica presente oggi nel mondo. Si pensa che livellare tutto, come se fossimo in una specie di lager-infermeria, sia il modo migliore perché gli uomini siano più sicuri e più tranquilli. Si cerca quindi di trasformare la vita in una sorta di nursing generale. Una pericolosa idea che vuole azzerare le contraddizioni, i conflitti, le distinzioni e le particolarità, trasformando tutto in una melassa anestetizzata
Quali ne sono, a suo avviso, le radici culturali?
Si tratta di un retaggio ideologico che ha un’opinione positivista e illuminista dell’uomo unita all’idea neoromantica del futuro. È un atteggiamento che contiene dei nuclei di utopia della ragione e in definitiva è una delle ultime evoluzioni del giacobinismo in salsa pseudoprogressista.