È stata sua l’idea di mettere insieme la ristorazione di alta qualità, i prodotti alimentari più esclusivi e di renderli accessibili al grande pubblico, facendo conoscere quello che il territorio italiano è in grado di offrire. Ma conosce molto bene il Banco Alimentare, Oscar Farinetti, imprenditore e creatore di Eataly, e l’anno scorso ha partecipato alla giornata della Colletta. Lo farà anche quest’anno, perché – dice – «è mentre compro qualcosa per me che mi accorgo di più di cos’è il bisogno». Ilsussidiario.net lo ha intervistato.



Farinetti, sabato prossimo ci sarà l’appuntamento tradizionale con la Colletta alimentare. L’hanno scorso Eataly ha aderito all’iniziativa e lei ha partecipato. Che cosa l’ha colpita?

Mi ha sorpreso innanzitutto la semplicità e la bellezza dell’idea: ma si sa, le idee più belle sono sempre quelle più semplici. Più di tutto, il semplice fatto che le persone possono aiutare gli altri nel momento stesso dell’acquisto del cibo. Mi sono sentito chiamato in causa: noi possiamo portare, nel nostro piccolo, il valore aggiunto di far regalare cibi di alta qualità. Chi ha detto che i poveri devono mangiare prodotti scadenti? Non ho potuto non aderire ad una idea del genere.



Che cos’ha di particolare un’iniziativa come la Colletta e perché lei la fa?

 

È geniale perché invece di invitare le persone a donare mentre sono a casa, o magari invitandole ad andare in un luogo o a dar soldi, invita le persone a farlo nel momento in cui stanno comprando per se stesse. Secondo me questa è un’esperienza che contiene una riflessione preziosa, perché nel momento del gesto dell’acquisto siamo indotti a pensare a quanta troppa roba e inutile stiamo comprando per noi, e siamo costretti a pensare a quella di cui ha bisogno un altro, che non può permettersela. Ecco: ci sorprende mentre compriamo per noi stessi, e così capiamo il bisogno “dal di dentro”.



Cosa vuol dire rispondere al bisogno?

Prima di tutto saperlo cogliere, capirlo, perché oggi viviamo in una società che per la maggior parte ha risolto il problema del bisogno materiale e di conseguenza il bisogno non viene intercettato, compreso. Per soddisfarlo occorre rimettersi nelle condizioni di poterlo comprendere. Dopodiché fare quello che è in nostro potere per soddisfarlo.

Quest’anno rifarà la Colletta?

Certamente, non mancherò.

Lei ha una sua storia personale di incontro col cibo, che poi è diventata anche la sua ultima storia imprenditoriale. Vuole raccontarla?

Io ho sempre amato il buon cibo fin da bambino. Noi non eravamo ricchi, ma in famiglia c’era una zia ricca e questa amava portarmi nel migliore ristorante di Alba a mangiare una serie infinita di antipasti… E mi guardava compiaciuta, mentre io mangiavo con soddisfazione. Per farle piacere ho cominciato man mano ad apprezzare e conoscere quello che mangiavo; e da lì sono nati la mia passione per il mangiar bene e il mio lavoro.