Ho deciso di venire a Sidney solo a maggio di quest’anno; quando mi era stato proposto di partecipare al gesto, avrei voluto aderire all’invito, ma il costo era per me insostenibile. Negli ultimi mesi, invece, essendomi arrivato il risarcimento per un incidente in moto fatto l’anno scorso, ho deciso di utilizzare una parte di questi soldi per venire qui, alla Giornata Mondiale della Gioventù.



Ma il motivo principale per cui ho deciso di venire è innanzitutto rispondere all’invito del Papa, e venire alla sua presenza, che è il segno più evidente della presenza di Cristo nel mondo e nella Chiesa. Ogni volta che ho incontrato Benedetto XVI, a Roma o a Loreto nelle occasioni che ci sono state date, è sempre stato un avvenimento veramente speciale.



Il viaggio è stato lungo e veramente stancante: un viaggio di due giorni, senza dormire. Arrivati qua, poi, non c’è stata certo la possibilità di riposarsi da un viaggio così faticoso. Una situazione in cui verrebbe da dire: ma ne vale la pena? Dopo due o tre giorni la risposta è: sì, ne è valsa la pena. Anche se spesso la modalità degli incontri può risultare un po’ confusionaria e diversa da quella cui ero abituato, mi sento però di dire che anche questo è un segno. Che 150mila persone arrivino da tutto il mondo, Europa, Africa, Stati Uniti, con viaggi lunghissimi, è un segno: il segno che è c’è qualcosa di grande che muove un tale numero di persone.



Inoltre, l’aiuto più grande per vivere a pieno questo gesto è seguire quello che in questi giorni ci viene detto, soprattutto grazie a don Beppe Bolis, che ci guida in questo evento. Ognuno poi deve giocare pienamente se stesso. Ieri, ad esempio, abbiamo fatto il gesto di introduzione alla giornata a casa di Rosanna, l’unica persona di Cl che vive qui a Sidney. Quando don Beppe ha saputo che nella sua casa c’era un pianoforte, mi ha chiesto di suonare. Io non volevo, perché nell’ultimo periodo, dovendo studiare per la maturità, non avevo avuto molto tempo per esercitarmi al pianoforte. Don Beppe invece mi ha invitato a suonare comunque, anche se non ero certo di eseguire tutto alla perfezione. Mi sono fidato: è venuto fuori un gesto bellissimo, e mi ha colpito molto l’attenzione della gente, di altri ragazzi che certamente non sono molto aiutati ad ascoltare la musica classica, ma che durante questo gesto sono rimasti tutti tesi ad ascoltare. Ho suonato “La goccia” di Chopin: un brano che, se spiegato, è già da solo un’esperienza fantastica.

C’è poi l’importanza del titolo, e del messaggio centrale di questa Giornata della Gioventù: «Avrete forza dallo Spirito Santo». Durante la catechesi, il Card Bagnasco ha parlato dell’importanza di avere momenti in cui pensare a sé, al senso di quello che uno fa e vive. Ha detto che la cosa più importante è considerare che in ogni momento ci sono due elementi fondamentali: l’io, e Dio che si rende presente grazie all’azione della Spirito Santo. Questa presenza aiuta a prendere in mano la propria vita. Quindi il tema dello Spirito non è certamente un tema astratto; ma quello che personalmente ho tratto dalle parole di Bagnasco è che chiedere l’aiuto dello Spirito è fondamentale, in ogni cosa, non solo nei pochi minuti di meditazione, ma in tutto quello che faccio. Il senso non me lo do da solo: devo chiederlo, e questo investe tutta la mia vita.

Massimo, 19 anni, Milano