«Sidney non aveva mai visto nulla di simile». Lo scrive un quotidiano locale. Nessuna partita di calcio, nessuna finale olimpica, né le precedenti visite di capi politici o religiosi erano riuscite nell’impresa. Più di 150.000 giovani radunati sulla baia di Sidney: quella Rose Bay raggiunta dal Papa a bordo di un battello.
Dopo quattro giorni dal suo arrivo in Australia, quattro giorni di riposo nella residenza privata che ci hanno mostrato tg e quotidiani di mezzo mondo ieri, finalmente, la GMG è entrata nel vivo. È la XXIII della serie e il tema è centrale: «Avrete forza dallo Spirito e sarete miei testimoni».
Non deve essere stato un viaggio facile. E pensare che qualche anno fa, quando ancora Ratzinger era cardinale, aveva chiesto al suo predecessore la possibilità di potersi congedare dall’incarico di prefetto alla Dottrina della Fede. Era anziano, aveva raggiunto i settant’anni, pensava di potersi dedicare allo studio privato. E invece no: «Per le persone della vostra età, comunque, ogni volo è una prospettiva eccitante. Ma per me, questo volo è stato in qualche misura causa di apprensione». C’è tanta umanità in queste parole. Un’umanità che si trova in tutti i suoi discorsi, in tutte le sue omelie. La stessa umanità che rintracciamo nei primi passi dell’intervento. Parla dei «Dodici», ma descrive ognuno di noi. «In molti modi gli Apostoli erano persone ordinarie. Nessuno poteva affermare di essere il discepolo perfetto. Avevano mancato di conoscere Cristo, avevano dovuto vergognarsi della loro ambizione, lo avevano anche rinnegato». Eppure, quando furono ripieni di Spirito Santo – in quella casa con Maria e altre donne –, hanno iniziato a proclamarlo. Paura e timore se ne vanno: nasce la Chiesa,.
È un Papa sorridente, ringiovanito nonostante le ore di viaggio. Stupore e bellezza si rincorrono nel suo intervento, sono fonte di pace nell’apprensione del volo: «Il luccichio del mediterraneo, la magnificenza del deserto nordafricano, la lussureggiante foresta dell’Asia, la vastità dell’Oceano Pacifico, l’orizzonte sul quale il sole sorge e cala, il maestoso splendore della bellezza naturale dell’Australia, di cui ho potuto godere nei giorni scorsi; tutto ciò suscita un profondo senso di reverente timore».
La secolarizzazione e la cultura del self made man che qui tanto va di moda non è un problema esclusivamente australiano. Nel mondo si tenta di eclissare Dio, di metterlo in «panchina» – dice calcisticamente il Papa – perdendo la capacità di riconoscere l’ordine naturale, lo scopo. E il «bene» comincia a svanire. Ambiente e società mostrano «cicatrici» indelebili: ferite di vitale importanza che non possono essere rimarginate senza una «profonda riflessione sull’innata dignità di ogni vita umana, dal concepimento fino alla morte». Un inciso brevissimo, ma molto chiaro.
A scuola, a casa, all’università, ma anche nei luoghi di lavoro e di svago «ricordatevi che siete creature nuove». Tra danze e balli aborigeni si è aperta una nuova stagione.