Soddisfazione, oltre che dal titolare del dicastero del Welfare Maurizio Sacconi, è espressa anche dal segretario della Cisl Raffaele Bonanni in una intervista che appare questa mattina sul quotidiano La Repubblica. Nella notte è arrivata infatti la notizia che è stato approvato da Cgil, Cisl, Uil, Ugl e dai vertici dell’azienda un documento che definisce i parametri della ristrutturazione industriale di Alitalia e getta le basi di un confronto più approfondito sul destino dei lavoratori della compagnia di bandiera i cui contratti devono essere ridiscussi. La trattativa secondo Bonanni è «a buon punto. Abbiamo raggiunto un punto di condivisione sul piano industriale, che è la premessa di tutto il resto». Sempre secondo Bonanni «alla fine gli esuberi saranno 3.200. Abbiamo fatto un buon lavoro – aggiunge – perchè abbiamo recuperato anche i manutentori dei carrelli e la ‘zona grigia’ degli amministrativi e dei lavoratori dei call center. Adesso – prosegue – dobbiamo affrontare l’impianto contrattuale». Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi già nella notte si era dichiarato soddisfatto dell’intesa raggiunta dopo ore di confronto, con i segretari generali della Cgil Guglielmo Epifani, della Cisl Raffaele Bonanni, della Uil Luigi Angeletti, e dell’Ugl Renata Polverini, e con i vertici della Cai, la società creata dalla cordata di imprenditori italiani nell’ambito del piano di salvataggio per Alitalia. L’intesa, dice il ministro del Lavoro, è «una solida base di partenza per il futuro della compagnia di bandiera». Ed anche il ministro dei Trasporti, Altero Matteoli, è soddisfatto di «una giornata sicuramente faticosa in cui – dice – abbiamo raggiunto qualche risultato».
La polemica degli autonomi
Il documento, per quanto condiviso, è nato però da un confronto non aperto a tutte le sigle, e per questo motivo giudicato «inutile e provocatorio», niente più che «carta straccia», dalle sigle autonome che rappresentano la maggior parte dei piloti e degli assistenti di volo: Anpac, Up, Avia, Anpav e SdL, che con documento unitario contestano «la scellerata messa in scena del sindacato confederale e del ministero del Lavoro tesa a produrre un documento precostituito da sottoporre alle rappresentanze indipendenti del gruppo Alitalia». Per i piloti dell’Anpac è «molto grave la chiusura di un accordo senza aver coinvolto le sigle che rappresentano la grande maggioranza dei lavoratori del gruppo Alitalia». Alla polemica dei sindacati autonomi risponde sempre il leader della Cisl Bonanni che, a proposito dei sindacati dei piloti che al momento sono stati esclusi dal tavolo, afferma: «Noi non li abbiamo esclusi. Credo che in questa fase non avessero mostrato una grande disponibilità a discutere, ma noi ci siamo battuti per recuperare anche loro nella trattativa. E così sarà».
La base dell’accordo
Il confronto proseguirà oggi alle 11, con un nuovo incontro con Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Alle altre sigle è stata preannunciata una convocazione per un incontro che, probabilmente, si terrà nel primo pomeriggio. Dai contenuti dell’accordo quadro emerge che salgono da 11.500 a 12.500 le assunzioni previste nella nuova Alitalia (1.550 piloti, 3.300 assistenti di volo e 7.650 fra operai, impiegati, quadri e dirigenti). Il piano prevede una capitalizzazione iniziale di un miliardo e l’obiettivo di raggiungere il break even operativo in due anni. L’accordo conferma poi l’impiego alla stabilità dell’azionariato per 5 anni, o al mantenimento del controllo in caso di quotazione in Borsa, comunque non prima di tre anni. E l’obiettivo di un accordo con un partner internazionale che entri con una quota di minoranza.
I nodi ancora irrisolti
Passato – sembra – lo scoglio della condivisione del piano industriale e dei tagli al personale (ridotti di oltre mille unità) la trattativa ora si sposta sui salari e sugli orari di lavoro. Su questi punti dovrà ripartire la negoziazione dei contratti e Bonanni riassume così quelle che saranno le linee guida della discussione: «è stato stabilito il principio dell’invarianza del salario», cioè nessun taglio della busta paga per i lavoratori con le retribuzioni più basse, il personale di terra. Per gli altri, dice sempre il segretario della Cisl, «stiamo puntando sulla flessibilità: lavorare di più ma senza tagli allo stipendio». La trattativa continua.