Campagna di Siena. Muore Eleonora, una ragazza di venti anni dopo un rave-party: forse per ecstasy o ketamina. Una ragazza normale, come tante altre, che faceva la commessa in un supermercato della vicina città toscana: potrebbe essere nostra figlia o nostra nipote…

Su questo fatto, già grave in sé, si dovrebbe riflettere con molta attenzione: non sono passati neppure tre mesi da quando abbiamo qui commentato l’ultima Relazione al Parlamento sulle tossicodipendenze in Italia (cfr. ilsussidiario.net, ), e l’inattesa ripresa dei decessi per droga nel nostro Paese, che altri giovani hanno perso la vita: “Ecstasy, ragazza muore a 16 anni in una festa sulla spiaggia” (21 luglio) e subito dopo: “Muore a 26 anni. Rifiuta il ricovero dopo un malore a una festa sulla spiaggia di Ostia” (29 luglio).



Queste cronache hanno due nuovi protagonisti: stanno coinvolgendo sempre di più le ragazze e le droghe di sintesi. Se sono in genere i maschi i più coinvolti nei comportamenti a rischio, da qualche anno tutte le sostanze psicoattive stanno raggiungendo anche la giovane popolazione femminile, che ha apertamente dichiarato, in diverse indagini, di poter reperire con facilità tutte le sostanze psicoattive. Vediamo come: l’abuso di alcol, nelle sue forme di binge drinking e consumo precoce, sta conquistando il gruppo femminile, aiutato anche dal marketing di prodotti solo apparentemente banali come gli alcopops venduti liberamente nei supermercati, magari con l’ausilio di qualche gadget per il cellulare, ma di cui è nota la capacità iniziatica al successivo consumo di alcolici; il tabacco è molto più utilizzato dalle ragazze che dai maschi tra i 15 ai 18 anni e, secondo quanto riportato dall’Istituto Superiore di Sanità, all’oltre 80% di giovani non è mai capitato di vedere un tabaccaio rifiutarsi di vendere sigarette a un minore di 16 anni o chiedergli la carta di identità; gli psicofarmaci sono consumati in modo maggiore dalle ragazze: già a 18 anni l’8,6% delle studentesse dice di fare uso di psicofarmaci per dormire o rilassarsi; senza parlare della cannabis il cui uso triplica nella fascia di età che sale dai 15 ai 18 anni anche tra le ragazze: infatti a casa dello spacciatore che avrebbe dato la droga ad Eleonora è stato trovato quasi un etto di hashish…



A tutto questo si aggiunge la diffusione delle droghe di sintesi, prodotte in laboratori improvvisati con ingredienti chimici a basso costo e vendute per pochi euro: amfetamine, metamfetamine, ecstasy, ketamina. Ad uccidere la giovane di Siena, sarebbe stata proprio la ketamina: un anestetico per cavalli capace di agire sul cervello umano al punto di far vivere ai soggetti esperienze di dissociazione “near-death”: quasi “come la morte”. Ad alte dosi provoca infatti amnesia, delirio, forte innalzamento della pressione e morte per blocco respiratorio: Eleonora, trovata dalla sorella, rantolava nel fango.



L’Osservatorio Europeo delle Droghe aveva già lanciato l’allarme su questa droga addirittura dal 2002, ma in Italia nessuno lo sa: si veda lo studio dell’Osservatorio europeo sugli effetti della ketamina

Come rispondere a queste preoccupazioni? È chiaro, per il momento, che i genitori italiani sono piuttosto soli di fronte alla crescente sfida della droga: le sostanze psicoattive circolano con la massima tranquillità anche nei luoghi ritenuti “sicuri” per gli adolescenti, come la scuola che non sta facendo molto per tutelare gli studenti; l’informazione è assolutamente carente e, a parte qualche caso benemerito (si vedano le schede sulle droghe in www.dronet.org) bisogna conoscere almeno l’inglese per accedere a conoscenze serie, aggiornate e scientificamente valide, sugli effetti che le droghe hanno sul corpo dei nostri figli: ad esempio gli studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sull’azione neurobiologica delle principali droghe non sono mai stati tradotti in Italia.

C’è però una risorsa importante da utilizzare: cos’è che funziona di più nella prevenzione dell’uso di droghe tra gli adolescenti? La famiglia che sa proteggere: tutte le ricerche dicono che uno dei fattori che tutelano maggiormente i ragazzi dall’uso di droga è la presenza attenta, costante e responsabile dei genitori nella loro vita. Presenza che, tra l’altro, richiedono gli stessi adolescenti: in particolare i maschi hanno dichiarato, in alcune ricerche, che sarebbe molto importante per loro parlare di questi argomenti con il padre. Di particolare importanza, tra le diverse funzioni genitoriali che vanno esercitate, soprattutto nei passaggi dell’esistenza in cui l’essere umano è più vulnerabile, sono il monitoraggio e la supervisione. Non si tratta di autoritarismo ma di mantenimento, da parte del genitore, di un ruolo educativo e di guida di cui i ragazzi hanno bisogno: il soggetto in crescita deve conoscere con chiarezza cosa ci si attende da lui rispetto a certi comportamenti dannosi e i valori cui gli viene richiesto di conformarsi. Cosa vuol dire monitorare? Avere un’idea chiara di ciò che i figli fanno, del luogo in cui si trovano, delle persone che frequentano, dell’ora in cui escono e tornano. Significa anche stabilire limiti e regole chiare e determinate. Significa anche, se necessario, recarsi di persona, almeno episodicamente, a controllare se i figli o le figlie sono veramente dove hanno detto o sono in un capannone sperduto in una campagna a dover rispondere, con maggiore o minore giudizio, a proposte che possono mettere a repentaglio la loro vita. Infine: significa anche verificare che la libertà concessa non si stia trasformando in consegna degli adolescenti alle forze che ne vogliono il male: se è il caso, i figli bisogna tenerli molto più vicini a sé, anziché lasciarli andare via per giorni interi: non si dimentichi che, nonostante l’apparenza fisica fuorviante, il cervello dell’uomo, e quindi la capacità di riflessione e responsabilità, non sono ancora mature fino ai 21 anni.

Certo, è impegnativo, soprattutto man mano che i figli crescono, e ha l’apparenza di un inserimento troppo prepotente nella vita dei ragazzi, che in genere protestano vivamente di fronte a questa forte presenza dei genitori. I padri e le madri, però, devono avere fiducia nel valore protettivo e orientativo che queste forme di attenzione hanno, soprattutto oggi, in cui i sentieri del rischio si moltiplicano senza limiti sul cammino di vita dei loro figli: tutte le ricerche sulla prevenzione infatti dicono che quando i genitori sono presenti nella vita dei figli e quando, almeno loro, li guidano informandoli sui pericoli delle droghe, e insegnando quali atteggiamenti avere a riguardo, le percentuali nel consumo di tutte le sostanze psicoattive calano. Da dove possono cominciare i genitori per garantire ai loro figli maggiore protezione? Dal lavoro fatto da diverse associazioni di genitori ed esperti che offrono validi consigli per capire se il figlio è a rischio e se usa droghe, per saper cosa fare, cosa dire e come parlare con i figli di questi pericoli, per riflettere su quali atteggiamenti assumere per proteggerli al meglio. Consigliamo allora a tutti i genitori, che non vogliono lasciare soli i loro figli sui sentieri del rischio, in questo momento storico di grave emergenza educativa, di iniziare visitando il sito http://edu.dronet.org/ dove troveranno materiali di riflessione, manuali, linee guida che li aiuteranno a facilitare una crescita sana e sicura ai loro ragazzi. Chi conosce l’inglese, poi, troverà moltissimi consigli pratici anche nel sito dei genitori “Parents. The Antidrug” soprattutto nelle sezioni “Impara, Valuta, e ora Agisci”.