Il dibattito nato dallo studio “The next generation” condotto dal Centre for Social Justice, il think tank conservatore guidato da Iain Duncan Smith, rischia di essere pesantemente condizionato dall’incompletezza con cui è stato presentato lo stesso documento.
Porre l’accento sulle fantomatiche 500 sterline alla settimana che verrebbero accordate alle madri che decidono di non lavorare e restare a casa con i figli per i primi tre anni di vita è riduttivo oltre che mistificante: all’interno dello studio non si parla di cifre precise e soprattutto le politiche che vengono presentate come possibile soluzione alla crisi della gioventù in Gran Bretagna sono un mix di ricollocazione delle politiche del primo Labour di Tony Blair (ovvero il programma Sure Start e i tax credits, i crediti d’imposta) e una forte iniezione di sussidiarietà, basata sulla ricostruzione sociale e umana dei quartieri.
La base è infatti quella che ruota attorno alle nursery sociali, i Family Services Hubs, queste sì fortemente finanziate dallo Stato, gestite dalla comunità e in grado di garantire un controllo oltre che sociale e pedagogico anche territoriale, nel senso che chi abita in una zona ne conosce le problematiche meglio di chi vi viene catapultato dall’esterno per mera ragione di collocazione occupazionale. Queste strutture nasceranno dalle ceneri di attività già esistenti e vedranno coinvolti professionisti come volontari, tutti abilitati da corsi ad hoc.
Inoltre la politica di 20 sterline settimanali di tax allowances viene ampliata al di là del mero nucleo familiare (padre, madre, figli) a patto che sia comprovato che il membro familiare “esterno” badi realmente alla crescita e all’educazione del bambino. Inoltre sarà reso flessibile il meccanismo di elargizione dei benefit per l’infanzia, il cui ammontare verrà ampliato e reso facilmente ottenibile in forme più rapide e di maggior importo proprio per il periodo che va dagli 0 ai 3 anni. Ovvero quello più delicato e durante il quale un’entrata extra può consentire, questo sì, di poter veramente passare più tempo con i figli magari optando per un lavoro part-time.
Nascerà poi l’Early Years Internet Portal, un portale telematico nel quale trovare tutto senza dover impazzire tra mille siti e uffici: informazioni, documenti scaricabili, indirizzi, insomma il classico one-stop-shop, ovvero il posto dove si trova tutto. Appare quindi fuorviante basare il ragionamento riguardo quelli che ad oggi sono solo i riscontri di un think tank – e non ancora le politiche definitive di un possibile governo conservatore – come una tantum in odore di assistenzialismo: il programma avanzato dal Centre for Social Justice si basa soprattutto su un concetto nuovo per la politica inglese – Tory in particolare – ovvero il concetto sussidiario di delocalizzazione, responsabilizzazione e sostegno indiretto.
Insomma, dopo le strambe sparate di chi voleva punire con pene pecuniarie o addirittura detentive i genitori dei figli che si rendevano protagonisti di atti criminali (la fallimentare esperienza degli Asbo avrebbe dovuto insegnare qualcosa al riguardo), si comincia a ragionare partendo dalla persona. Che ha certamente bisogno dello Stato e del suo aiuto economico ma ha soprattutto necessità di una nuova capacità di ripartire dal bene comune. E David Cameron pare averlo capito: la sua sfida più grande sarà proprio questa.