C’è un indagato nell’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, la ragazza che sparì 26 anni fa e che per quasi un trentennio è stato uno dei grandi casi irrisolti della storia italiana, nel quale sono stati coinvolti i servizi segreti di vari paesi, lo Ior – la banca vaticana -, la P2, personalità ecclesiastiche, la banda della Magliana, perfino il Banco Ambrosiano e il gruppo dei Lupi grigi del quale faceva parte Ali Agca, l’attentatore turco che saprò a Giovanni Paolo II il 13 maggio del 1981.
Le ultime notizie certe di Emanuela Orlandi, figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia, risalgono alla sera del 22 giugno 1983, quando Emanuela, a detta di alcuni testimoni, fu vista salire su una Bmw verde nel centro di Roma, nella zona del Senato. I genitori di Emanuela Orlandi ricevettero una telefonata sei giorni dopo, il 28 giugno, da un certo “Mario”, che fece capire di aver a che fare col rapimento ma non fece alcuna richiesta di riscatto. Ora la voce di “Mario” è stata riconosciuta, davanti al pm della Dda di Roma Giancarlo Capaldo, da Sabrina Minardi, ex moglie del calciatore Bruno Giordano poi compagna di Enrico De Pedis detto “Renatino”, allora capo di un gruppo della banda della Magliana, poi assassinato nel ’90 nella guerra di mala che imperversò a Roma nel periodo.
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Ma fu già Antonio Mancini detto l’Accattone, pentito storico della Banda della Magliana, a riconoscere nel 2006 davanti ai magistrati la voce di “Rufetto”, il killer personale di Enrico de Pedis”. Ora c’è la conferma che Rufetto e Mario sono la stessa persona. Parlando al telefono con casa Orlandi, il 28 giugno 1983, “Mario” spiega di avere incontrato, poco dopo la scomparsa di Emanuela Orlandi, due ragazze. “Una si chiama Barbarella e si sarebbe allontanata volontariamente da casa guadagnandosi da vivere vendendo cosmetici e bigiotteria”. “Mario” poi riferisce parole attribuite a Emanuela Orlandi: “Loro lo sanno, me ne sono andata perché ho una vita piatta, troppo comune. Loro lo sanno, gliel´ho detto che me ne andavo”. Ascoltando il nastro Sabrina Minardi ha identificato la voce e l’ha attribuita a uno degli uomini di De Pedis, “Renatino” appunto.
Il “Mario” della telefonata, identificato, e ora indagato, ha precedenti per rapine, estorsioni, ma non omicidi. È noto alle forze dell’ordine e attualmente gestirebbe alcuni ristoranti della capitale. Ora la perizia e la testimonianza della Minardi consentono al pm di indagare con certezza nell’ambiente dell’ex banda della Magliana. Emanuela Orlandi è morta e ora resta da capire chi l’ha uccisa.
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