Da sette anni la Compagnia delle Opere del Nord Est invita Padova e il Veneto a raccogliere fondi per interventi di solidarietà in mezzo mondo. Lo fa con la Cena di Santa Lucia, un evento da oltre mille presenze nel quale si raccolgono fondi per l’Avsi.
In questi anni con i fondi della Cena sono stati sostenuti interventi di tipo diversissimo: un asilo a Baghdad, un centro sanitario in Tunisia, scuole in Sudan, Congo, India, un centro formazione per agricoltori in Kosovo, una iniziativa di assistenza per famiglie povere nella periferia di Lima (Perù), asili in Brasile, un centro per ragazze madri a Novosibirsk, in Siberia, centri di accoglienza di madri sieropositive e di orfani di Aids a Kampala, Uganda, un asilo-ospedale ad Asuncion, in Paraguay.
Accanto a queste realtà di solidarietà sostenute dall’Avsi, anche alcune significative iniziative venete, tra cui Cà Edimar a Padova e Casa San Benedetto a Villafranca di Verona per i ragazzi a rischio di emarginazione, e la Casa Madre Teresa della diocesi di Padova per i malati di Alzheimer.
Le migliaia di persone che dal 2003 hanno partecipato alle varie edizioni della Cena pro Avsi hanno dato il proprio contributo a sostenere queste realtà, in una logica di condivisione personale che sarebbe piaciuta a Luigi Giussani, il vero ispiratore, con la sua testimonianza educativa, della Cena.
Ma come ha fatto in questi anni questo evento, che rimane pur sempre “solo” una Cena a diventare un appuntamento così sentito? Continua…
Di sicuro gli hanno giovato le presenze costanti e trasversali di Giancarlo Galan e Flavio Zanonato, di rettori universitari e politici di varia estrazione, di imprenditori e magistrati, di giornalisti e banchieri, di presidenti di fondazioni o di associazioni di categoria. E non passano inosservati nemmeno gli oltre duecento volontari che la rendono possibile, tra cuochi, camerieri, posteggiatori.
Tutte cose che danno risalto, certo, ma soprattutto la Cena di Santa Lucia ha guadagnato in stima perché ha goduto del vantaggio delle cose che si vedono, che si evolvono, che camminano.
Lo scorso anno uno degli interventi sostenuti con i fondi della Cena sono state le scuole della Custodia francescana in Terra Santa. Si tratta di scuole per bambini arabi, palestinesi ed ebrei, un intervento non confessionale in una zona dove l’educazione (anche alla coesistenza) è di enorme importanza e dove proprio un ingegnere padovano, Ettore Soranzo, lavora e opera come “punto di collegamento” con l’Italia.
Ebbene: nello scorso gennaio una comitiva di oltre cento veneti è andata a vedere i luoghi dove sono stati destinati i fondi, scoprendo altre necessità di sostegno e solidarietà. E quest’anno parte dei soldi raccolti finiranno ancora li, insieme ad altri fondi e interventi concreti che, pur non pubblicizzati, sono stati avviati, ad esempio per sostenere l’ospedale dei bambini palestinesi o per dare una mano agli artigiani della Palestina oppure ancora alla poverissima agricoltura di Betlemme.
Altro esempio: uno degli interventi sostenuti in questi anni è il Centro Padre Aldo Trento, un altro veneto, ha creato nella periferia poverissima di Asuncion. Bene: dopo le Cena dello scorso anno un gruppo di medici padovani, ha iniziato a sostenere l’opera di padre Aldo con interventi, attività, viaggi ad Asuncion. E da non dimenticare c’è anche una grande casa vitivinicola della celebre zona del Prosecco, che ha deciso di sostenere – a partire dalla Cena – altre iniziative Avsi di sviluppo di attività imprenditoriali e agricole. Continua…
Interventi, persone, umanità, qualcosa che si mette in moto e non si conclude in una serata: questo è forse il segreto della Cena e del suo (chiamiamolo così) successo.
Quest’anno i soldi raccolti andranno alle realtà scelte da Avsi in Palestina e Uganda, in Messico e in Birmania, mentre le iniziative italiane sostenute sono quelle dell’Associazione padovana un Cuore Un mondo, che nell’ospedale di Asmara, in Eritrea, sviluppa attività in ambito di cardiologia pediatrica in grado di salvare la vita a bimbi di quel paese, e dell’associazione Coletta (creata dalla vedova di uno dei caduti della strage di Nassiryah) che sostiene progetti in Burkina Faso, nel villaggio di Kpakpara, una delle zone che l’Organizzazione mondiale della Sanità ha giudicato come “le più povere al mondo”.
La Cena di Santa Lucia, invitando la vedova Coletta, ha ricordato proprio le parole di mons. Giussani all’indomani della strage che le ha strappato il marito: “Se ci fosse une educazione di popolo, tutti starebbero meglio”.
Forse la Cena ha proprio questo scopo: provare a condividere il senso di un’educazione popolare. Qualcosa di cui in tanti sentono la necessità. Anche in Veneto.