Caro Direttore,

Ho letto il comunicato di Comunione e Liberazione sull’aggressione a Silvio Berlusconi e lo condivido in pieno. Purtroppo, in quell’episodio quel che salta alla cronaca è di nuovo il disturbo mentale. L’uomo che ha colpito Berlusconi è per la sua fragilità psichica un anello debole di una società che ha smantellato l’essere comunità come fattore identitario.



Quelli che una volta erano i sottoproletari manovrabili in quanto non solo poveri ma soprattutto non radicati in niente (cfr. l’Opera da tre soldi di Brecht), oggi sono queste persone che hanno interrotto la loro vita esperienziale e, a meno che non “incontrino”, vagano senza una vera relazione positiva.

In psicologia, la scuola sistemico-relazionale, di cui ora sono accettate da quasi tutti le indicazioni di carattere generale, dice appunto che il soggetto che manifesta la malattia psichica, cioè la persona portatrice del sintomo è il “paziente designato”. Tale termine sta a indicare che il paziente è il membro del sistema-famiglia (per famiglia si intendono sia la propria che almeno le due generazioni che l’hanno preceduta), che esprime o segnala il funzionamento disfunzionale di uno o più dei sistemi di cui egli è uno dei vertici.



Tale membro è “designato” dal sistema stesso, secondo una prospettiva bio-psico-sociale, in quanto soggetto che esprime una modalità disfunzionale di vivere, pensare, agire. Talvolta, specialmente in casi che riguardano i bambini o gli adolescenti (ambiti in cui la terapia familiare risulta un approccio particolarmente valido), questo si manifesta sotto forma di blocco evolutivo, così che tutte le tensioni tendono a convergersi su di lui; in tal modo diviene il controllore di forze ed energie relazionali, al prezzo di gravi sentimenti di sofferenza e vissuti di disgregazione.

In questa ottica, le tecniche che si utilizzano hanno per obiettivo la modificazione delle regole del sistema, ovvero la modificazione delle modalità di comunicazione e di interazione tra i membri.
Personalmente quando nell’educazione cristiana che gli amici del movimento mi hanno dato ho conosciuto l’esperienza del “dolore innocente” ho rapportato quella teoria a questo fatto perché nella mia vita se proprio c’era una persona che non meritava questo era mio figlio.



Ora lui sta bene anche grazie al grande lavoro di modificazione che abbiamo operato che fa parte della conversione, ma questo fatto rimane. Questa mattina ero al Niguarda per partecipare alla riunione semestrale del Dipartimento di Salute Mentale (DSM) e si parlava dei giovani che sempre più numerosi arrivano al Pronto soccorso o alle urgenze in ambulatorio o addirittura da ricoverare in reparto.

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In questa riunione si diceva, in estrema sintesi, che questi disturbi d’ansia gravi che i giovani manifestano sono in gran parte dovuti a deficit meta cognitivi, cioè all’incapacità di simbolizzare le sensazioni che provano e quindi il lavoro di “dare un nome” è importantissimo (e la psicoterapia è orientata a questo). Quindi questi ragazzi hanno bisogno d’incontrare persone con cui confrontarsi per prendere coscienza della loro storia e della loro identità, che operino nella realtà in maniera ragionevole, che facciano silenzio per ascoltare i loro reali desideri.

 

Per concludere, mi sembra che questo c’entri molto con quello che dice il comunicato di Comunione e Liberazione e che Benedetto XVI e Julian Carron ci indicano incessantemente: che tutto nasce da un dono che abbiamo ricevuto, da una Presenza incontrata, che si rinnova nella testimonianza come sovrabbondanza di quello che abbiamo ricevuto e che ci chiede però come uomini di riconoscere il limite per poter entrare in rapporto al Mistero.

 

Teresa