Bomba alla Bocconi di Milano. Dieci righe di parole insensate. Introdotte da una poesia intrisa di retorica degna di un combattente della rivoluzione cubana e da una scritta che sembra il titolo di una puntata di CSI. Questo è il testo del delirante volantino di rivendicazione per l’attentato, fortunatamente fallito, all’università Bocconi di Milano, dove, stando ai farneticanti autori, « si affilano le armi che taglieranno la gola agli sfruttati». Leggendo il contenuto non c’è da stupirsi che questo manipolo di imbecilli non sia nemmeno riuscito a costruire un ordigno degno di questo nome. Fortunatamente è esploso solo il timer. Della bomba si è sentito solo il nome, il giorno dopo.  Non viene nemmeno la voglia di chiamarli anarchici questi idioti, non si meritano nemmeno questo titolo. Eppure così si firmano: “Federazione Anarchica Informale”, tristi anche nel nome.



Intanto la Procura ha aperto un’indagine sulla bomba. Il procuratore aggiunto Armando Spataro è in attesa della relazione fatta dalla Digos la cui consegna è prevista per domani. Gli inquirenti sono propensi a trovare collegamenti fra la bomba della Bocconi e la bomba di Gradisca, in Friuli. In effetti i motivi della rivendicazione e lo spazio di tempo fra il ritrovamento dei due ordigni fanno pensare a una collegamento diretto.



Il volantino di rivendicazione della bomba milanese, un foglio A4 scritto in carattere Times New Roman del programma di scrittura word (fatta eccezione per uno smile e alcune scritte relative a materiali), è stato depositato ieri nella casetta della posta del quotidiano Libero.

 

 

Con una mano tenera e l’altra armata

Così esprimo la mia solidarietà

Guadagnando in ogni battaglia

Una somma di preziosa libertà

2004

 

16 dicembre ore 3.00 AM

Milano

2 kg di dinamite porteranno rivolta e distruzione

Chi non terrorizza si ammala di terrore

Abbiamo scelto di colpire dove meno ve lo aspettate



In una fredda notte d’inverno il fragore di un’esplosione illumina la parola solidarietà, che torna al suo giusto significato concretizzandosi nell’attacco ad un avamposto del dominio, dove si formano i

Nuovi strumenti ed apparati del capitale, dove si affilano le armi che taglieranno la gola agli sfruttati. L’indignazione morale per la costruzione di sempre nuovi campi di concentramento nel “civilissimo” occidente di inizio ventunesimo secolo, si trasforma in azione. Non coltiviamo eroismi, con questa nostra prima azione condividiamo semplicemente i rischi che sorelle e fratelli migranti vivono quotidianamente sulla loro pelle. Che la paura cambi di segno, siano ricchi e potenti a tremare, noi a ballare

CHIUDERE SUBITO I CENTRI D’IDENTIFICAZIONE ED ESPULSIONE O INIZIERA’ A SCORRERE IL SANGUE DEI PADRONI

 

Sorelle in armi – Nucleo Mauricio Morales /FAI

 

(Smile)

 

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