E’ piombato il silenzio sulla casa di cura “La Quiete” di Udine, dove ieri si è spenta Eluana Englaro al termine di un lungo calvario che l’ha vista in stato vegetativo permanente per 17 anni.
Stamani, dinanzi all’ingresso della casa di cura – fino a ieri affollato di manifestanti a sostegno della battaglia della famiglia Englaro o, sul fronte opposto, facenti parte dei comitati ‘pro-vita’ – restano, infatti, solo candele accese, cartelli e palloncini bianchi in memoria di Eluana. Dopo la veglia di preghiera, protrattasi fino a notte fonda, l’ingresso della casa di cura è oggi praticamente sgombro, con le sole forze dell’ordine a presidiarlo
Sta «un po’ meglio» oggi Beppino Englaro. Il padre di Eluana, raggiunto al telefono, ha pronunciato pochissime parole. «Sto un po’ meglio, grazie», ma non ha voluto aggiungere altro. Ora si sta preparando a raggiungere Udine, molto probabilmente insieme alla moglie Sati, pur gravemente malata. Vuole stringere per l’ultima volta la mano di Eluana, la figlia che ha perso 17 anni fa e alla quale, come ha sempre detto, ha permesso di morire «per non continuare a subire un’indebita invasione del suo corpo e per non vivere una vita che lei stessa ha sempre reputato indegna».
E la visita di Beppino Englaro alla figlia è stata confermata dall’avvocato della famiglia, Giuseppe Campeis. «D’accordo con la Procura e con l’anatomopatologo – ha detto – ci sembrava giusto permettere a papà Beppino di vedere sua figlia prima degli esami».
L’avvocato si è poi espresso sulla liceità del protocollo eseguito su Eluana, sul quale sono stati espressi da più parte dubbi di legittimità nelle ultime – ed estremamente concitate – ore di ieri. «Il protocollo steso sulla base del decreto della Corte di Appello di Milano è stato seguito alla lettera ‘in collaborazione’ con i due consulenti nominati dalla Procura». «Sotto questo profilo – ha spiegato Campeis- siamo assolutamente tranquilli. Non c’é stato, né ci poteva essere – ha concluso – alcuna difformità».
Intanto proseguono i lavori al Senato. In serata il ministro del Welfare Sacconi aveva dichiarato: «Ribadiamo, al di là del finale tragico di questa vicenda la necessità e l’urgenza di varare quanto prima questo provvedimento: è ancora aperta la lotta contro tempo per una regolazione all’insegna del principio di precauzione. Sulla base del concetto laicissimo del dubbio, abbiamo affermato il principio altrettanto laico della precauzione: nel dubbio non si può non la seguire scelta della vita e della continuità nella garanzia dei trattamenti di idratazione e alimentazione».
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