In riferimento al dibattito in corso all’interno del mondo fieristico sul futuro di Fiera Milano, credo sia importante sottolineare come essa sia parte eccellente del nostro bene comune. Con questa premessa, per affrontare un tema così decisivo, che riguarda lo sviluppo economico non solo della Lombardia ma dell’intero Paese, è necessaria una riflessione più ampia e allargata possibile, che coinvolga tutti gli stakeholders, pubblici e privati.



In questi anni sono accaduti fatti molto importanti grazie alla politica attuata da Regione Lombardia, di concerto con le altre istituzioni, grazie alla quale la Fiera è governata dalle amministrazioni locali in dialogo con le associazioni e il mondo economico locale. L’architettura societaria che ne è generata poggia su due cardini: da una parte Fondazione Fiera Milano, ente di diritto privato che ha permesso di non lasciare mai la Fiera alla mercé di interessi speculativi immobiliari o ancora peggio di acquisizioni da parte di concorrenti internazionali; dall’altra Fiera Milano Spa, società per azioni di pubblica utilità che ha innanzitutto il compito di sviluppare al meglio tutti i servizi necessari per un efficiente e efficace svolgersi delle manifestazioni. Non semplicemente un “locatore di spazi”, ma una grande società terziaria avanzata capace di intercettare tutte le necessità per chi viene a Milano a lavorare come espositore o come visitatore.



Alle fondamenta di questa concezione c’è innanzitutto il fatto che la forza di Fiera Milano consiste, sin dalle sue origini, in un’esperienza di sussidiarietà economica e sociale. In forza di questa sua originalità Fiera Milano oggi fronteggia la concorrenza dei poli fieristici internazionali e promuove grazie alle manifestazioni in essa organizzate lo sviluppo di tutto il mondo economico. Non possiamo quindi non collaborare e compartecipare della buona riuscita di tutte le manifestazioni, in forza di quel bene comune a cui è nostro dovere guardare.

È con questo approccio (che è stata la formula vincente e unica di Fiera Milano) che si è potuta realizzare quella grande opera che è il nuovo polo fieristico a Rho: il più significativo project financing per tutto il Paese, paradigmatico per procedure, tempi di realizzazione e finanziamenti, tra cui la valorizzazione economica e urbanistica del vecchio polo cittadino e la sua ristrutturazione in un grande centro congressi internazionale. Per il successo di queste operazioni non possiamo non esprimere il nostro ringraziamento alle istituzioni coinvolte e alla Fondazione, in primis al suo Presidente Luigi Roth e ai suoi collaboratori.



Fiera Milano deve compiere un nuovo percorso organizzativo e gestionale con l’obiettivo di vincere le sfide del futuro e affrontarle in modo che il “fenomeno” Fiera Milano rimanga ancora capace di una sua autenticità e originalità nel panorama internazionale. C’è bisogno che ognuno, a partire dalle proprie esperienze, conoscenze e competenze, possa confrontarsi con tutti i protagonisti per intraprendere in modo rinnovato la sfida che abbiamo davanti. Non possiamo dimenticare che la ricchezza della nostra fiera è strettamente legata alla storia di persone che in un determinato contesto economico e sociale hanno saputo interpretare un mercato e indicarne creativamente le opportunità di sviluppo.

Per queste ragioni, confortato dai membri del Comitato Tecnico Consultivo di Fiera Milano, ho convocato per il prossimo lunedì 2 marzo un’audizione pubblica con gli organizzatori e gli operatori coinvolti sul tema “Lo sviluppo di Fiera Milano: un nostro bene comune”, così da raccogliere il contributo di tutti e affidarlo alla Fondazione, a Fiera Milano Spa, alla Regione Lombardia, alla Provincia e al Comune di Milano e alla Camera di Commercio di Milano per farne appropriato uso. Mi auguro che tutti coloro che interverranno avranno l’umiltà di riconoscere questo bene comune come tale e di sottomettere ad esso i propri interessi particolari.