Con il decreto della Presidenza del consiglio dei ministri dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo 21 ottobre 2008, i buoni vacanza per le famiglie a basso reddito, previsti dalla legge di riforma del turismo, n. 135/2001 e ribaditi nella legge finanziaria 2008 (l. n. 244/2007) sono diventati realtà, dopo qualche anno di “stand by”.



Proprio la legge del 2001 aveva individuato apposite risorse dirette allo scopo di realizzare agevolazioni per favorire il turismo delle famiglie e dei singoli definiti sulla base di determinati criteri reddituali. Sulla base di tale previsione, la legge finanziaria 2008 ha stabilito l’erogazione di tali risorse per interventi di solidarietà in favore delle fasce più deboli e per l’attuazione delle strategie per la destagionalizzazione dei flussi turistici nei settori del turismo balneare, montano e termale.



Si tratta di una misura incentivante il settore del turismo in un momento in cui il nostro paese, secondo l’indice del World Economic Forum, è classificato al 28° posto nella sua “capacità di attrazione”. Deve essere dato atto al sottosegretario, Michela Vittoria Brambilla, di aver fortemente spinto per l’approvazione di questo decreto, in quanto ritenuto uno degli strumenti, ancorché all’interno dei confini nazionali, per far ripartire l’industria del turismo.

Muovendo dalla riconosciuta necessità di prevedere forme di incentivazione alla destagionalizzazione dei flussi turistici nei settori del turismo balneare, montano e termale, il decreto implementa un “Sistema di Buoni Vacanze”, secondo quanto previsto dall’art. 10, comma 3, della l. n. 135/2001. Per la gestione dell’acquisto e la distribuzione dei buoni vacanza sovvenzionati, il Governo potrà stipulare apposite convenzioni con l’Associazione “Buoni vacanze Italia”, organizzazione non profit costituita dall’ANCI, dalla Federazione italiana turismo sociale e dalle associazioni di categoria degli operatori turistici. 



Il gestore, che opera unicamente a fronte del rimborso delle spese postali derivanti dalla trasmissione dei Buoni Vacanze agli aventi diritto, provvederà a verificare la sussistenza in capo agli interessati che abbiano fatto, apposita domanda dei requisiti necessari per l’accesso al contributo statale. Il soggetto gestore predisporrà l’elenco dei soggetti che hanno conseguito l’agevolazione, assicurando l’occorrente raccordo con la rete di strutture turistiche convenzionate.

Per “aventi diritto” ai buoni vacanza si intendono i nuclei familiari che si trovino nelle condizioni socio-economiche indicatequi. I buoni vacanza, in ragione delle finalità per cui sono erogati, non potranno essere fruiti nel periodo che decorre dalla prima settimana di luglio e sino all’ultima settimana di agosto e nell’ultimo periodo dal 20 dicembre al 6 gennaio dell’anno successivo.

Da un punto di vista organizzativo, il decreto fa tesoro, tra l’altro, di un asset strategico del comparto del turismo italiano, segnatamente, l’associazionismo non profit. Quest’ultimo dimostra invero, accanto agli altri attori protagonisti, una “versatilità” di impiego ampio ed articolato, non solo sotto l’aspetto delle funzioni pubbliche ad essa attribuite, ma anche dal punto di vista delle attività poste in essere per realizzare le finalità istituzionali. 

Lungi dall’essere “relegato” al conseguimento di finalità di carattere non economico ovvero culturale, concetti questi che sottendono, ancorché non esplicitati, la “non commercialità” dell’organizzazione utilizzata, le associazioni senza scopo di lucro, quando operano nel settore delle attività turistiche, assumono le caratteristiche proprie delle imprese tout court

Forse il “buono vacanza” potrà sembrare una misura modesta in un momento storico in cui il settore turistico, alla stregua di altri comparti economici, è attraversato da una profonda crisi. Ma, se si pone a mente l’esperienza di altri Paesi europei (si veda la Francia) dove questa modalità è invalsa nel costume sociale, una simile modalità di incentivare le vacanze potrebbe invero assumere i connotati di uno stimolo alla fruizione dei luoghi italiani, spesso abbandonati per “lidi” più competitivi. 

Allo stesso tempo, i “buoni vacanze” possono divenire sollecitare le destinazioni turistiche più “tradizionali”, come la montagna, il mare e le terme, a rivedere le loro politiche di accoglienza e di ricettività, allo scopo di migliorarne l’offerta complessiva.