In questi giorni i principali organi di stampa hanno dato particolare risalto ad un progetto normativo sul tema della casa che dovrebbe essere approvato dal Consiglio dei Ministri nei prossimi giorni. Il tutto in attuazione del Piano Casa di cui all’articolo 11 del Dl 25 giugno 2008 n. 112 convertito in Legge 6 agosto 2008 n. 133.



Da tali notizie non si comprende tuttavia quali saranno gli esatti contenuti dei citati provvedimenti, né è possibile rilevare quale efficacia essi potranno avere sulla normativa regionale vigente. Alcuni giornali infatti hanno definito tale intervento in termini di “proposta di legge-quadro”.

Vi è quindi la fondata possibilità che al di là del clamore suscitato sulla stampa, il provvedimento debba poi trovare concreta attuazione nell’ambito della legislazione regionale, stante il riparto di competenze legislative di cui all’articolo 117 della Costituzione, che prevede la necessità di una azione legislativa congiunta tra Stato e Regioni in materia di governo del territorio.



Non a caso è stato dato ampio risalto ad un intervento del presidente della Regione Veneto, Giancarlo Galan, che si propone come “apripista” di tale provvedimento. I contenuti comuni sia al provvedimento del Consiglio dei Ministri sia a quelli della Regione Veneto sono la possibilità di ampliare fino al 20 per cento, in deroga ai piani regolatori, la cubatura di immobili costruiti prima del 1989 nel corso di interventi di ristrutturazione, la possibilità di ricostruire ex novo degli edifici con incrementi di cubatura dal 30 al 35 per cento se verranno utilizzate tecniche costruttive di bioedilizia ovvero che prevedono il ricorso ad energie rinnovabili.



Restano esclusi dall’ambito di applicazione di tali disposizioni gli edifici originariamente abusivi ed oggetti di condono; ed è prevista altresì la sostituzione del permesso di costruire con una certificazione di conformità giurata, da parte del progettista.

Nonostante la genericità delle notizie e dei contenuti sopra riportati e le inevitabili perplessità in ordine ad una loro effettiva attuazione in tempi brevi sull’intero territorio nazionale, è possibile scorgere alcuni aspetti inequivocabilmente positivi che caratterizzano il provvedimento in questione.

In primo luogo, la flessibilità introdotta dal provvedimento potrebbe contribuire ad accelerare i tempi di conclusione delle procedure edilizie, che costituisce uno dei problemi storici del nostro paese.

In secondo luogo, il favor verso gli interventi di ristrutturazione e riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, che sembra caratterizzare la normativa in questione, potrebbe contribuire a rendere più moderno il patrimonio con un miglioramento anche dal punto di vista della sostenibilità ambientale senza consumo di nuovo territorio, salvaguardando così una risorsa sempre più importante per l’equilibrio delle nostre città.